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Il signor prof. Bassini venuto espressamente da Napoli, ove insegna la scienza coltivata da noi, ci parlerà d'uno dei più discussi argomenti d'antica geografia, di quello cioè della collocazione di Meroe nell' avvallamento del Nilo. Ma prima ch'io ceda la parola all' onorevole Professore, e mi faccia volonteroso ascoltatore con voi, è dover mio di toccare brevemente delle condizioni sociali, e dei più recenti progressi della scienza, non che d'informare d'alcuni fatti di speciale interesse per l'economia pubblica, e per la gloria degli studii geografici italiani.

Ma nemmeno io posso esordire senza ringraziare dapprima, a nome dell' intiera Società, il cavaliere Arduin di averci in sua casa raccolti, mentre il locale della Società era troppo angusto per la nostra adunanza. S'abbia anche per questa ospitalità le grazie nostre, come le riceve frequenti dal nostro Consiglio per la precisione, abilità e prontezza, colla quale soddisfa alle cure continue, minute,' e bene spesso moleste, delle rendite e spese sociali.

Ciò premesso, entro a dire delle condizioni in cui trovasi la nostra famiglia.

Come nell' aprile dell' anno decorso fu la prima novella sentita che noi volevamo fondare una Società Geografica, l'Italia applaudi: onorava con noi una scienza, in cui cadono, si provano, si moltiplicano i concetti di quasi tutte le scienze.

Non mi tolsi all' invito di attuare l'intento, benchè in allora fossi assorto nello studio delle storie del passato, sperando di trarne purificato il presente, e mi deliziassi dei classici, nei quali ho sempre ritrovato i medici dell'anima mia. Assunsi l'ufficio con quanto di affetto può capire nell' anima, e non mai ristetti dall' opera per lentezza di spirito. Camminai rapido, perchè non camminava dubbiando, e l' Italia provò colla pronta affluenza dei soci, che la mia, e la vostra fiducia, erano ben poste nella nobile intelligenza, e nella volontà generale. Quindi l'esor

dio della Società Geografica Italiana non fu simile al fiume, che dapprima combatte per acquistarsi una via stretta e tortuosa di mezzo alle rocce: dopo brevi travagli escimmo di stento.

Ora la Società, dedotte tutte le perdite per morti, rinuncia e depennazioni ordinate, consta di 548 soci effettivi, fra i quali si annoverano non pochi stranieri, di Francia, di Spagna, di Turchia e d' America: essa si fa saggia di propria e di straniera dottrina, e coraggiosa d'animazione largamente ottenuta. Divenne esperta delle cose, ed accorta dei sistemi meglio convenevoli alla sua natura. Potrà dunque sottoporre a correzione gli imperfetti ordinamenti suoi, e ricevere certi avviamenti.

Le condizioni economiche sono ancora dilungi dal permetterci di concedere sussidi, di favoreggiare viaggi, e pubblicazioni di opere. Finora entrarono nella cassa sociale quasi 20,000 lire, delle quali circa la metà fu consunta dalle spese ordinarie e dalle straordinarie. Vari soci vollero essere generosi eccedendo di molto nel pagamento la quota sociale, e fra questi mi piace di nominare il signor Gerolamo Ponti di Milano, il Marchese Incontri di Firenze, ed il cavaliere Nicolò Massa di Voghera; ma abbiamo ancora più di trenta soci in mora di pagamento della quota del 1867, e più di cento in mora del versamento di quella del 1868.

Pel fortunato concorso però di nuovi soci in numero maggiore d'ogni nostra speranza, abbiamo potuto reggere alle spese da sei mesi necessariamente cresciute, senz'essere forzati a toccare al piccolo fondo di previdenza stato accumulato col primo risparmio, nè alla riserva intangibile costituita col denaro versato dai soci a vita. Ma quel fondo di previdenza noi non fummo potenti ad accrescerlo. La stampa del Bollettino è costosa, ed in Italia non si stampa senza incorrere in pena, almeno di denaro. Eppure dobbiamo continuare nelle pubblicazioni, e non rallentarle:

mostreremmo debolezza senile dopo di esserci mostrati giovani, e ritarderemmo a benemeriti autori la pubblicazione di interessanti memorie. Ma l'odierna adunanza vuol essere consacrata agli studii; non mi trattengo adunque in riflessi economici, sui quali però ho richiamato, richiamerò, finch'io duri in uffizio, la seria attenzione del Consiglio della Società. Nelle sue speciali sessioni pudore projecto, libera facta loquamur.

e

Alla tenuità dei nostri mezzi, che ci rendono affatto impossibile l'acquisto delle grandi opere e carte geografiche, le quali escono a centinaia non solo in Inghilterra, Germania, e nell' America del nord, ma anche in Russia e nell' Austria, ed in minor copia fra noi, ci sono d'alcun soccorso, piccolo in vero, ma sempre gratissimo, i doni, che varii soci, o non soci, presentano. Sarebbero in numero maggiore se ogni promessa di doni fosse già stata seguita d'effetto; ma non tutti riflettono che meno grato è quel dono, che lungamente rimane nelle mani del donatore. Accenno però volentieri ad alcuni fra i doni, che già ci sono negli ultimi giorni arrivati.

Il signor Leone Paladini di Milano, che passò molti anni nell' Algeria, alle frontiere del Sarah, ci inviò una sua memoria nella quale dimostrerebbe la possibilità della fertilizzazione del Sarah, e l'utilità di condurvi una ferrovia dall' uno dei porti principali sul Mediterraneo. Egli vorrebbe richiamare a quel deserto, di cui anche da giovani ci formammo una spaventevole idea, l' emigrazione di Europa, che ora si rivolge nel Nord-America, al Plata ed all' Australia: ci narra del valore di alcune merci, che basso nel Sarah, diventa alle coste del Mediterraneo grandemente maggiore: crede che anche nella differenza dei prezzi, la ferrovia avrebbe notevole fonte di lucro. Realmente i botanici dei nostri di, non negano la possibilità di recare la vegetazione, e la vita almeno in una parte del Sarah, ed anche l'illustre botanico dottore Ferdinando Mueller di Mel

bourne lo dimostra nella memoria, che sempre cortese con me, mi ha adesso spedito, ed io presento alla Società, che volentieri accoglierà nel suo Bollettino lo scritto di un autore si celebre. La differenza poi dei valori delle merci indigene, e di quelle che pervengono nel Soudan dall' Europa, fu già avvertita da Dehnam, da Clapperton, da Barth, e possiam dire da tutti coloro che visitarono i mercati del Sahara settentrionale, e quelli di Kouka, di Kano, di Sackatou o di Timboctou nel Sahara centrale, o sul Niger. Eppure la proposta del signor Paladini ci pare di troppo generale, e certamente precoce. Dovrebbe precedere la metamorfosi del deserto in campagne, prima che la colonizzazione vi penetri, e quale governo la promuoverebbe ove non fosse certo di piantare la propria bandiera sul campo novale?

che. È

Ricevemmo il Coulier delle principali posizioni geonomiopera antica di trent' anni, ma sempre utile, finchè altra nuova di abile autore la surroghi. E bene crediamo che chi la rifacesse all' appoggio delle cognizioni prodigiosamente cresciute, ne avrebbe compenso d' onore, e fors' anche materiale.

Ci venne donata la Malta antica illustrata coi monu

menti e colla storia del prelato Brès. È opera che ha valore, ed è già rara, benchè pubblicata in Roma nel 1816. Scorgesi da essa quanto il gruppo di Malta fosse interessante ai navigatori Cartaginesi e Fenici. Non appare dai classici latini, che questi pure facessero grandissimo conto. di Malta; ma forse ne fu causa l'universalità del dominio marittimo, che dai Romani raggiunto, fece cessare per essi l'importanza politica di alcune posizioni di mare guardanti a sponde, che erano d'ogni intorno romane.

Il Portolano del Mediterraneo di Michelot ha d'assai perduto nell'uso dopo i lavori di Smith, di Spratt, di Graves, di Marigny ecc., e soprattutto dopo la pubblicazione comprensiva di Boudin; ma non dobbiamo scordare.

le deplorabili catastrofi che sono più volte avvenute nello stesso Mediterraneo, anche a grandi navi da guerra perfettamente allestite, per non avere tenuto memoria dei pericoli marcati nei Portolani antichi, e nei moderni dimenticati. Su questo argomento io richiamai l'attenzione del pubblico con una speciale, e ben laboriosa memoria, or sono tre anni.

Ci fu donato anche il grande Atlante idrografico di Bilin compilato nel secolo scorso ad usum Delphini, ed il Delfino in allora, era quel Luigi XVI, cui dobbiamo la spedizione di Laperouse, ed assai nobili operazioni di matematica geografica. Osservando l' Atlante di Bilin l'umanità può andare superba delle cognizioni marittime nel corso di un secolo prodigiosamente cresciute; ma al tempo stesso deve sentire l'impulso a rettificare le non poche parti dell' Atlante medesimo, ove le nostre cognizioni si arrestano, o di poco sorpassano quelle dell'epoca in cui delineava Bilin.

Ci pervennero memorie di Geografia igienica sulla Norvegia (Thaulow), ed opere di botanica e di zoologia (Jussieu e Milne-Edwards).

Alla benevolenza del celebre Rohlfs dobbiamo la memoria che egli scrisse sulla spedizione inglese d'Abissinia, da lui seguita nella qualità di interprete. Una sola parte del viaggio di Rohlfs avrebbe potuto avere molto interesse geografico, quella parte cioè, in cui egli abbandonando la linea di marcia e di retromarcia degli Inglesi, riusci da Magdala ad Antalò per una strada occidentale a quella dell'esercito; ma questa sua escursione di novità geografica, ci spiace di non trovarla nella memoria inviataci. Essa però contiene un esatto giornale meteorologico, la cui utilità sarebbe maggiore se comprendesse un periodo di tempo maggiore di quello, in cui la rapida spedizione durò. Dobbiamo nondimeno essere grati anche di questo dono a si illustre viaggiatore. Noi non eravamo ancora raccolti in Società, e già tutti acclamavamo a lui, quand'egli

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