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rebbe riuscita un'opera, oso dire, più completa almeno per ciò che spetta alla grammatica.

Questi riflessi e gl' incoraggiamenti, che ebbi da molti amici, ed in ispecial modo dal march. O. Antinori, e dal veronese Francesco conte Cipolla, giovane di ottime speranze e degli studj filologici innamorato, mi fecero risolvere alla fine di pubblicare il mio lavoro, avendo oggimai ultimata la grammatica e condotto bene innanzi il dizionario.

A questo non mi mosse il desiderio di gloria, ma solo la speranza di giovare in qualche modo la religione e la scienza, i quali due intendimenti se io potrò persuadermi d'avere raggiunto, stimerò assai bene compensate le lunghe e pazienti fatiche, che dovetti sostenere.

CAPO I.

DELLE LETTERE E DEL LORO SUONO.

SI.

Prima di cominciare lo studio della lingua dei Denka, volli assicurarmi se fra questi negri esistesse o no qualche scrittura, ed accertatomi che non esisteva, mi valsi, a preferenza di altre, della scrittura italiana anche a figurare certi suoni ed articolazioni, che non sono proprj della nostra lingua, modificando però la pronuncia di alcune consonanti e delle vocali con segni convenzionali, che, spiegati, mi parve potessero abbastanza indicare que' suoni, dei quali difetta il nostro alfabeto. Ma ora conoscendo il sistema generale di trascrizione proposto dal dottissimo Conte Francesco Miniscalchi-Erizzo (Venezia 1858, in 4o, con tav. litogr., in fogl.), e trovandolo adatto ad esprimere i suoni della lingua che io scrivo, e più semplice di quello ch' io m' era formato, godo di poterlo seguire in ciò che risguarda le consonanti. Ma quanto alle vocali feci uso di quattro

accenti, coi quali significarne l'esatto suono, poichè succede assai volte che, in una parola, pronunciata che sia la stessa vocale con suono più stretto o più largo, più o meno prolungato, si cambi il senso della parola medesima.

S II.

:

A vent' una io riduco le lettere dell' alfabeto; cioè: a, b, c, d, e, f, g, h, i, j, k, l, m, n, o, p, r, t, u, v; havvi poi il suono di una consonante, che io riscontrai pure nella lingua dei negri Bari e dei Scîluk, e che non seppi nè saprei meglio esprimere che coll' unione delle due consonanti ng, del cui valore dirò in seguito nel Dizionario è registrata l'unione di queste due consonanti dopo la lettera n. I Denka non hanno le due lettere s ez, e potremmo dire anche la lettera f se non esistessero le tre parole fat buccia; fèk bastare; fók-ig arrovesciare; ed il modo avverbiale a-giòn-fuòl, abbastanza, che cominciano con questa consonante; nelle quali parole tuttavia la f non si sente ben distinta, ma un po'confusa colla lettera p. Nelle parole poi, a-piat, od, a-puat bello, buono ; ke-piat, o, ke-p,uat bene; ed in altre poche, la lettera p è un po' confusa coll' f, ma più si sente il suono della p che dell'f, mentre nei primi esempj avrei dovuto dire il contrario.

VARJ SUONI DELLE VOCALI, A, E, I, O, U.

S III.

Le vocali sono soggette a suoni diversi, che importa assai di bene determinare, poichè è solamente il suono di una vocale che tante volte ci fa distinguere il singolare dal plurale dei nomi, il presente dal passato e futuro dei verbi, e spesso cambia, come dissi, il senso delle parole. E siccome non abbiamo in questa lingua una regola fissa, che ci apprenda come e quando debbasi alterare il suono

delle vocali, cosi io posi tutta la diligenza, in questa mia grammatica e dizionario, nel sovraporre alle vocali i debiti. accenti, onde significarne l'esatto suono.

Quattro sono gli accenti, ch'io adottai ad esprimere quattro suoni diversi delle vocali.

a) Accento acuto, che indica suono stretto e breve. b) Accento grave, che indica suono largo e breve. c) Accento circonflesso, la cui apertura guardi la vocale, che indica suono lungo e largo.

A

d) Accento circonflesso, la cui apertura sia opposta alla vocale medesima, che indica suono lungo e stretto.

Allorchè le vocali non sono accentate, si dovranno pronunciare sempre brevi e come nella parola italiana evacuativo, che tutte le comprende.

Ove cade l'accento dovrà pur cadere la posa della voce; che se talvolta dovetti accentare più d'una vocale, nella stessa parola, per determinarne i suoni, dissi però sempre fra parentesi, su quale vocale deve cadere la posa della voce: p. e. uén-è questo fanciullo; gon-têr da molto tempo (la voce posa sull'ultima vocale).

Da quanto dissi risulta che la vocale i non può avere che quattro suoni, mentre l'accento acuto non può dare ad essa un suono più sottile di quello che ha.

Cosi pure l'u non ha che quattro suoni, dei quali il più stretto essendo quello dell' u nostro italiano, l'accento acuto. non varrà mai ad alterarlo; sicchè, per queste due vocali, questo accento torna inutile, fuori del caso, in cui si porrà ad indicare che su di esse dee cadere la posa della voce.

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S IV.

La vocale a ha pur quattro suoni :

a non accentata ha il suono breve dell' a nella parola ital. casa: p. e. ran, uomo; pan, patria, paese; rab, pane di durah.

á

con accento acuto ha un suono un po'più stretto della a in casa: p. e. lái, bestia; ciám, mangiare; vtiár, dieci.

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con accento grave ha un suono breve, molto largo, e per cosi esprimermi, schiacciato, tutto proprio di questi popoli barbari; io riscontro però questo suono nella interjezione ah! esprimente indignazione; allorquando p. e. un uomo stucco fino alla gola d'una persona, che lo avvicina, volendosene liberare, le dice finalmente in tuono arrabbiato ah! va via.... p. e. kuȧc, leopardo; à-rag cattivo, malvagio; keràg, malvagità.

â con accento circonflesso, la cui apertura guardi la vocale, ha il suono dell' a non accentata, ma prolungato; p. e. mâ, mia madre; kâr, cercare; fât, buccia.

S V.

La vocale e ha cinque suoni:

e non accentata ha il suono breve dell'e nella parola italiana resto; p. e. ten, sito, luogo; rem, sollato. ¿ con accento acuto ha un suono stretto e breve come e nella parola italiana pesce; p. e. cén, mano; cévt, escremento; liéb,, lingua.

è con accento grave ha un suono breve, largo e schiacciato, come dissi della vocale a segnata con accento grave: p. e. lièk, inghiottire; ngèin, ardire; règ, ripudiare.

é con accento circonflesso, la cui apertura guardi la vocale, ha il suono della e senza accento, ma prolungato: p. e. a-rêd, molto, assai; ĝên, io; mêi, radice.

- con accento circonflesso, la cui apertura sia op

posta alla vocale medesima, ha il suono della é coll' accento acuto, ma più prolungato: p. e. pěr, gazzella; uěk, voi; kěk, eglino.

S VI.

La vocale o finalmente ha quattro suoni:

0 non accentata ha il suono breve dell' o nella parola italiana oste, e questo sarebbe pure il suono dell'ò con accento grave: p. e. vtòk, favella, idioma; còr, cieco; bou, latrare.

ό con accento acuto ha il suono breve e stretto dell' o nella parola italiana mosto: p. e. lói, fare; tók, uno ; vtók, gregge.

Ô

ô con accento circonflesso, la cui apertura guardi la vocale, ha il suono dell' o non accentata, o sovra segnata con accento grave, ma prolungato: p. e. lôm, fianco ; kovt, semente; rôk, balbettare.

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con accento circonflesso, la cui apertura sia opposta alla vocale medesima, ha il suono dell' o segnata con accento acuto, ma più prolungato: p. e. tor, budello; gok, turcasso; ror, uomini.

Debbo qui avvertire che se mai, in una parola, dovesse cadere la posa della voce su una delle vocali a, e, o, e non si potesse questa posa accennare con uno dei quattro sopradetti accenti per non alterare il suono delle vocali medesime, la indicherò, come già dissi, fra parentesi: p. e. ke-piat (posa sull'ultima vocale), beltà, bontà; kûén, numerare (1).

(1) In moltissime parole di questa lingua concorrono due vocali unite, e qualche volta anche tre, formanti dittongo o trittongo, e tutte si debbon sempre pronunciare col proprio suono, ma in una sola emissione di fiato; come sarebbe nelle parole italiane: miei, vuoi, figliuolo, pie-de, pia-no, ec. p. e bion, pelle, veste; tién, vedere, kuér, sentiero; cuègn, fegato; cuòl,

oscurarsi.

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