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Ove si consideri la notevole portata in magra tanto dello Shari quanto della Benue, quindi il grado di loro perennità anche fuori della stagione delle pioggie, e rispetto all'ultima si tenga a calcolo la limpidezza delle sue acque, e se non la loro insalubrità, il loro sapore meno gradevole di quelle di Niger cui si congiungono, giusta le osservazioni di Barth e di Baikie (1), se ne dovrà inferire che e l'uno e l'altro fiume dovrebbero essere alimentati da laghi vastissimi e che quello il cui emissario confluirebbe nella Benue parrebbe appunto essere di carattere palustre.

Il marchese Antinori, non potendo convenire nella moltiplicità degli emissari di uno stesso lago, ha supposto che il fiume Beri esca da un quarto lago equatoriale più elevato che non sia l'Alberto-Nianza; e che il Giur, atteso il suo carattere torrentizio, derivi, non già da un lago, come avrebbero indicato gli indigeni, il quale dovrebbe corrispondere a quest' ultimo, ma piuttosto dalla catena de' monti all' ovest di esso. Per verità la limpidezza delle acque di questo fiume, e la sua perennità riconosciuta dal Piaggia, darebbero qualche appoggio all'opinione che derivi dall' Alberto-Nianza la cui altitudine sarebbe a tal uopo sufficiente. Imperciocchè il carattere torrentizio che scorgesi ne' tronchi di esso esplorati tanto nel suo corso superiore che nell' inferiore potrebbe limitarsi a tratti saltuari per la confluenza di tributari provenienti da prossimi monti (2). Del resto convengo con lui e col dottore Ori

(1) Zeitschrift, 1863, precit., n° 116, pag. 106, 107.

(2) Nei laghi formati per sollevamento fra' monti ammetto essere, se non impossibile, assai difficile che vi sia più d'un emissario, lo che vale anche per biforcazioni di fiumi in regioni montuose. Ciò non pertanto nell'Appendice alla parte prima della Memoria sul grande estuario adriatico, ho dimostrato che la Piave offriva questo fenomeno singolare nel suo bacino alpestre superiormente a Belluno, e che il ramo sinistro di quella biforcazione serebbesi ostrutto per alcune frane del monte del Cansiglio avvenute, giusta le tradizioni, ne' primi anni dell'èra volgare È men difficile

essere del tutto inverisimile una comunicazione del Nilo collo Tsad mediante gli affluenti del Ghazal, trovandosi ivi, a quanto pare, segnato da alture il partiacque dei due

bacini.

Nella nota (5) del § 15 del Saggio si è parlato di una diga formatasi dal 1863 al 1864, coll' intreccio di alberi e di isole natanti, attraverso il Nilo Bianco fra la confluenza del Ghazal e del Seraf, che interrompeva la navigazione. Dalla relazione dei fratelli Poncet risulta che quella diga esiste tuttavia e si ingrandisce continuamente, costituendo una specie di ponte sotto del quale si scaricano le acque del fiume; e che al disopra di essa passano le greggie dall' una all' altra sponda. Osservano poi che in acque basse è mestieri aprirsi a gran stento un passaggio che tosto dopo si chiude; ma che in acque alte, dal giugno al gennaio, si evita quell'ostacolo entrando in una palude allora praticabile, la quale comunica colla destra del Kir a monte della sua confluenza nel lago No.

Nell' ultima Appendice al Saggio, prendendo, come dissi, a considerare la condizione geologica ed idrologica della grande depressione dell' Affrica centrale occupata nell'ima sua parte dal lago Tsad, notai come, partendo dai dati offerti da Vogel e da Barth, questo in tempi anti istorici avesse dovuto avere una superficie forse tripla; e come ciò fosse prova che vi fu un periodo glaciale, ossia di una più bassa temperatura, per cui minore era l' evaporazione. In tale circostanza esso sarebbesi scaricato nella Benue e quindi nel Niger per mezzo della palude Tubiri, antico suo

per altro che i laghi palustri formatisi in depressioni di regioni semipiane si tengano aperto più d'un emissario e che ivi i fiumi in essi chiarificati dieno luogo a biforcazioni. Fra il lago Alberto-Nianza e la foce del Giur nel Ghazal, essendovi la caduta di 370 m., essa sarebbe sufficiente per imprimergli un carattere torrentizio, presso l'emissario, e ne' tratti ove da monti affluiscono tributari egualmente torrentizi che si alternerebbero con altri tratti di minore pendenza ove riceve affluenti di pianure.

emissario. A confermare quest' ipotesi si aggiunge l'esistenza di notevoli avvallamenti che concorrono dal lato orientale nello Tsad, ne' quali avrebbero avuto corso poderosi affluenti oggidi estinti, fra cui primeggia il Bahrel-Ghazal, proveniente dal deserto Tebu. Tali avvallamenti vedemmo scorgersi eziandio lunghesso il corso del Nilo sotto il nome di Wadi (1).

Il celebre esploratore Gherardo Rohlfs, che dal 1861 al 1864 visitò in due riprese l' Affrica settentrionale, principalmente nel Marocco, e che dal 1865 al 1866 passò nel Bornu, estendendo sopra quell' interessantissima regione le indagini colle quali venne per lo innanzi illustrata dal compianto Barth e da' suoi compagni, discenderebbe a conclusioni ben diverse dalle mie. Scorgendovi egli nel cuore dell' Affrica sotto l'influenza delle pioggie tropicali una plaga ricca ed amena, suppone che al settentrione dello Tsad i boschi di mimose abbiano per siffatta causa a protrarsi mano mano nelle steppe ed anche nel Sahara, il quale col corso dei secoli dovrebbe secondo lui disparire per far luogo a boschi disseminati da laghi ne' quali si convertirebbero le odierne oasi (2). Insomma egli riserverebbe all'avvenire un ordine di cose che io attribuii invece al passato; ma colla differenza che le mie induzioni partivano dallo studio dei fatti, mentre egli non indica quelli che lo condurrebbero alle sue previsioni. Malgrado ciò queste vengono accolte siccome altro dei progressi della scienza ne' Sunti di essi recentemente pubblicati, o per lo meno non vedonsi contraddette in altri che si sono letti presso Società geografiche (3).

(1) L'illustre geografo Malte-Brun ha riprodotta per intero quell' Appendice nel fascicolo di novembre 1867 degli Annales des voyages, scrivendomi in pari tempo che quelle mie induzioni sopra un periodo glaciale le considera del tutto nuove.

(2) Mittheilungen, 1867, no 2, pag. 43.

(3) Behm, Geographisches Jahrbuch, tom. II, Gotha 1868, pag. 425;

Persuaso che negli studi della fisica del globo importi assaissimo associare le scienze sorelle, perchè si prestino reciproco sussidio nell' analisi dei fenomeni che vi si riferiscono, e veduta d'altronde l'immensa influenza che in essi ha esercitata l'azione delle acque, mi determinai appunto di riunire i dati per comporre, siccome semplice tentativo, una monografia del Nilo, onde rintracciare il reggime di questo classico fiume, la cui indole era sempre rimasta celata nell' ombra del mistero. Ed in essa e nelle successive appendici presi a rettificare opinioni emesse da eminenti geografi, anche per la parte che concerne l'idrologia dell' Affrica centrale. In questa nuova Appendice ho continuata la critica dei fatti da essi esposti e delle induzioni che se ne sono ricavate sotto tale rapporto per entrambe quelle regioni, mosso in ciò dall' unico desiderio di appianare la via per scoprire il vero. Prevedo che il mio lavoro non tornerà gradito a que' scienziati, siccome ne farebbe prova la limitata diffusione di quelli che lo hanno preceduto, malgrado l'importanza della materia in essi trattata, lo che non varrà a ritenermi dal proseguire ne' miei tentativi diretti a raggiungere per quanto lo si può lo scopo che mi sono prefisso.

Maunoir, Rapport sur les travaux de la Société de géographie et sur les progrès de la science géograph. pendant l'année 1867. Bulletin de la Soc. géograph, février-mars 1868, pag. 155.

Quivi invero all' opinione di Rohlfs si contrappone il fatto accennato da James Fox Wilson rispetto all' estendersi sempre più il deserto di Kalahari nel bacino dell' Orange. Ma questo è un fenomeno puramente locale ed accidentale dipendente dagli operati diboscamenti, siccome viene dimostrato nel Zeitschrift con articoli riportati anche nel Giro del Mondo, 1868.

LETTERA

SULLE COGNIZIONI CHE I VENEZIANI AVEVANO DELL' ABISSINIA

DIRETTA AL COMM. CRISTOFORO NEGRI

DAL SOCIO CAV. GUGLIELMO BERCHET

mo

Ill. signor Comm. Presidente,

Il quesito che ella ebbe la bontà di propormi, se vi sieno negli archivi di Venezia, memorie degli antichi rapporti internazionali della repubblica coll' impero di Abissinia, e quali cognizioni aveano i Veneziani di quella regione, parvemi cosi interessante e cosi degno di essere risoluto, che non mancai di fare le più accurate indagini e di dedicarmi con fervore ad un lavoro, il quale, per la pratica fatta in altri consimili potea riuscirmi meno difficile, quantunque dovessi vagare nel caos delle antiche memorie e dei vecchi documenti, non sempre ordinati, come a prima giunta parrebbe, a chi si fa a visitare i nostri archivi (1).

Sennonchè un ostacolo d'ordine straordinario, tosto trovai, che mi fece ritardare lo scritto che ella desiderava di pubblicare nel primo volume del nostro Bollettino, appunto perchè uscisse alla luce quando le cose dell'Abissinia destavano tanto maggiore interesse per tutta Europa. Tale ostacolo fu l'assenza per quasi due anni, dagli archivi di Venezia, delle migliori collezioni di documenti, i quali per le vicende che ben note le sono, rimasero a lungo giacenti in Vienna, e furono restituiti soltanto alla fine del settembre scorso.

Sopra appunti che io tenevo e colla scorta di altre carte e libri che ho potuto esaminare, io avea già prepa

(1) Ora nell'archivio dei Frari si stanno riordinando le carte e facendo utilissimi indici e repertorii.

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