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tata dai movimenti del globo sulle diverse sostanze di esso non può essere per tutte la stessa, l'autore tenta di spiegare i fenomeni delle correnti atmosferiche e delle oceaniche in modo differente da quelli, che sono finora ammessi generalmente dai geografi e fisici. Egli spazia largamente nelle ardue regioni della matematica, ed in questi, ed in altri argomenti di fisica geografia, deduce nuove conclusioni dal fondamentale principio della forza d' inerzia non vinta identicamente negli effetti e nel tempo, dall' azione preponderante della rotazione e della traslazione del globo.

Quesiti son questi degni di Laplace, di Lagrange e di Plana: impotente di giungere a tanta altezza d'esame e giudizio, io mi limito a proporli. Se il signor Jordan li abbia sciolti, non so; ma certamente credo io stesso che siamo ancora ben lungi dall' avere completamente scoperto le leggi che governano i grandi fenomeni della fisica geografia, benchè ne abbiamo raccolti, e ridotto ben molti sotto il nesso di norme comuni. Nel fenomeno delle maree p. e. dovremmo in più luoghi trovare, secondo le teorie. dedotte dalle posizioni solari, e specialmente lunari, il flusso e riflusso fortissimo dove invece il vediamo essere minimo o nullo, e lo troviamo invece fortissimo in alcune località, dove la teoria ci guiderebbe alla credenza di un fatto contrario. Se la teoria ci spiega bene la causa dei venti alisei, noi dovremmo trovare la forza massima degli alisei, dove invece troviamo interrotta la zona di essi da altra zona di calme, e di venti variabili. Perchè la forza attraente che agisce si potente a generare le maree, non si manifesta in alcun modo sulla nostra atmosfera, ove seguendo quella teoria, dovrebbe giornalmente creare uragani spaventevoli? Per verità io temo che abbiamo finora sollevato una parte sola del velo che ricopre i misteri della fisica del globo, e lodo coloro che tentano di fare coll' ajuto della matematica maggiore progresso. Senza dubbio luminose conquiste fecero le fisiche scienze, e ne

fanno ogni di nondimeno dovunque mi volgo, vedo problemi difficili, o ribelli a comprendersi sotto le leggi ge- . nerali trovate finora.

L'atmosfera a grandi elevazioni è molto rarefatta: come mai sono spaventevoli le bufere sulle più alte cime dei monti, ove le correnti aeree rarefatte dovrebbero dare sensazioni di zeffiro? Come dalle vette delle Cordigliere può spiccarsi il Condoro, e reggere la pesante sua massa colla solita scossa delle ali in quel rarefatto elemento, senza essere in brevi istanti dallo sforzo affaticante costretto a posare? Il suono si propaga per vibrazione nelle molecole aeree: come mai l' allodola sale tant' alto che appena lo sostiene la vista, e può avere nel piccolo suo polmone tal forza da imprimere un moto generale di onda sonora all'immensa sfera di aria, che avendo per centro l'allodola ha in un punto della periferia chi ode il suo canto?

Io non voglio, e non devo dilungarmi di più. Però nihil attinet me plura dicere, anzi buona fortuna è la mia che in si arduo tema la mia scienza non abbia lampo, nè ali, e la mia erudizione non basti a moltiplicare i dubbi. Sarò sconfitto, ma amai destare la controversia, perchè questa, simile alla ginnastica, ristora le forze, e perchè anche nella storia delle scienze che diconsi esatte, grandi esempi non mancano, che sulla verità d'ammesse sentenze giova di tenere gli scienziati in istato di perpetua inquietudine. Ricevendo le teorie, sperimentandole a spiegare la concatenazione dei fatti, abbiamole sempre in conto di assiomi provvisori, ed in allora l'orgoglio di scienza non ci sarà d'ostacolo a fare atto d'umiltà quando fossero prodotte idee originali e contrarie da uomini audaci di spirito, ma forti di soda dottrina. Eppure nemmeno a queste porremo il suggello indelebile di scienza perpetua, e giammai impazienti d'avere ottenuto quiete di certezza scientifica, saremo devoti agli studj senza cessare di essere liberi. Ci pare infatti che molte fisiche leggi ricevute da tutti, non siano all' estremo di

perfezione condotte, non si conoscano abbastanza nelle loro funzioni. Ora, il signor Jordan in argomento di primario. interesse per la geografia fisica, batte una strada nuova: si pongano al vaglio le sue opinioni, si ponderino e giudichino.

Lasciando però le disquisizioni scabrose sulle grandi teorie delle leggi naturali, passiamo ad argomento più semplice e piano a quello cioè di materiali interessi, che voglionsi attualmente promovere colla migliore esplorazione d'alcuna parte della superficie del nostro pianeta. Sceglieremo ad esempio la serie dei viaggi di esatta ricognizione o scoperta, che segnatamente gli Inglesi intraprendono per rendere più agevoli le comunicazioni coll' Asia. Perchè risalgono per l'Assam cercando la China, perchè rimontano l'Irawaddy verso lo stesso punto obbiettivo, perchè riconobbero il Salouen, perchè dalla China ascendono il gran fiume quanto più possono verso ponente, perchè penetrano nei Laos ovunque indagando i partiacqua nelle regioni più basse? Essi hanno di mira un grandissimo scopo, e l'interesse dei commerci li invita e li spinge ad illustrare la scienza, ma ogni studio non promette successo finchè gli Inglesi non abbiano eseguito un'opera primordiale fra tutte, che or sono trent' anni promossero, e mai non ebbe principio. Per essa lo spirito d'intrapresa all'Inghilterra mancò, e mancò l'impiego dei tesori altrove profusi.

Il sole ci abbaglia, e non ne vediamo le macchie, ma pure vi sono. E dell' Inghilterra è così: tanta è la luce che spande per la scienza, per le scoperte, per l'ingegno, per l'oro, che ne sono vinti i nostri occhi, e si chinano senza contemplare ben presso quel globo di luce. Ma le macchie vi sono anche nel disco inglese, e l'una è per certo quella d'avere trascurato finora d'estendere per l'Eufrate le comunicazioni ferroviarie coll' India. La linea più retta, e ad un tempo più agevole, quella che certamente darebbe un vantaggio di sei giorni o di sette nelle comunicazioni per mare, sarebbe appunto questa linea dell' Eufrate, o vo

gliam dire di Siria, e pare che finalmente si rivolga seriamente il pensiero alla medesima, giacchè dopo trent'anni di ritardo si pubblicano le risultanze delle prime esplorazioni di Chesney, e delle molte eseguite dipoi, segnatamente allo scopo di scegliere il punto migliore di partenza dalla costa siriaca, e di passaggio della catena, che fronteggiando per lungo tratto quel mare, lo separa dalla valle dell' Eufrate.

Siamo nell' età eroica delle comunicazioni aperte al pensiero, ai trasporti. Si dischiude il Bosforo di Suez, si trafora il Cenisio, si discorre colle ferrovie da Cadice alle frontiere dell' Asia, e presto si raggiungerà la California con quella di Nuova-York. Risorgono ad ogni istante anche i progetti d'attraversare con una ferrovia o sopra o sotto la Manica, e gli uomini d'arte li approvano (almeno non li ricusano), nè certamente ne impedirebbe l'esecuzione la spesa calcolata a dieci milioni di sterline. Ma quale ferrovia sarebbe più utile per l'Inghilterra, e pel mondo, di quella dell' Eufrate? Essa richiamerebbe alla vita, alla civiltà, ai commerci la Mesopotamia di Ninive, di Babilonia, di Ctesifonte e Seleucia; essa avvicinerebbe duecento milioni d'indiani e malesi, e porrebbe l'Europa in sicuro ed in facile contatto con loro. Dissi duecento milioni, ma devo dire ben più. L' India e la China contengono una metà della popolazione generale del globo, e la ferrovia dell'Eufrate darebbe finalmente l' ultima spinta all' altra intrapresa che accosterebbe le masse indiane e chinesi, ravvicinandole entrambe alla massa europea. Studiano infatti gli Inglesi dove meglio convenga d' aprire una comunicazione ferroviaria fra le Indie e la China occidentale: sperarono di stabilirla dal Bengala per l' Assam, poi dall' Alto Irawaddy per l'Yunnan, ma la natura del terreno sembrò presentare insuperabili ostacoli: si trova invece eseguibile senza l' incontro di difficoltà non ordinarie, una ferrovia che si deducesse da Maulmein, e si continuasse pei Laos fino nel

l'Yunnan, e fino ad un porto, ove giunga da Shanghai la navigazione sull'immensa fiumana Yang-tse-Kiang. Fin quando però non sia assicurata la costruzione della ferrovia dell' Eufrate, non sembra probabile che si ponga mano alla costruzione di quella, che sarebbe in certo modo una continuazione della prima collegata alla gran rete indiana. Eppure se anche la ferrovia indo-chinese non si costruisce, il grande movimento dei traffichi asiatici, e quello soprattutto dei traffichi chinesi, si dirigerà agli Stati Uniti, che avendo già avvicinato con tre linee di strade ordinarie, e con le comunicazioni per gli istmi di Tehuantepec e Panama la California al Mississipi, ora sono in procinto di annodarla anche con linea di ferrovia continua. Nè a questa potrà mai l'Inghilterra sperare di far concorrenza con altra linea parallela di ferrovia da condursi dal Canadà per le vaste pianure delle Saskatchevan, e della Red River, alla Colombia britannica ricca d'oro e carboni, che mancano altrove sulle spiaggie americane del Pacifico. Anche di questa linea i recenti viaggi pare che abbiano abbastanza mostrata l' eseguibilità, e sarebbe politicamente importante, perchè quelle provincie inglesi non vengano molto rapidamente assorbite dagli Stati Uniti. Ma tale linea non offrirebbe giammai eguali vantaggi pei transiti indo-chinesi, e dovrebbe essere proporzionalmente più lunga della linea di California, per servire al transito anche nei molti mesi dell' anno in cui la navigazione sulle riviere del centro e sul San Lorenzo. è sospesa dai ghiacci.

Quelle due ferrovie dell' Eufrate e dell' Indo-China avrebbero conseguenze di si immensa utilità pel mondo, e per l'Inghilterra in ispecie, che nessuna considerazione d'interesse economico avrebbe ad impedirne, od a ritardarne l'esecuzione. Può anche affermarsi che i capitali impiegati nelle medesime darebbero, in breve giro di anni, soddisfacente interesse. La linea dell' Eufrate, è di costru

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