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Avendo ricevuto nella sera il detto conte Wrbna, mi disse d'aver potuto subito far passare tutto a S. M., che ne era stato consolatissimo.

A S. M. il re di Napoli feci partecipare tutto ciò che riguardava la spedizione delle sue lettere a Palermo, e che per servire alla sollecitudine si era dovuto prendere altro compenso, e non valersi dei nostri legni, attesi i risarcimenti che sarebbero stati necessarii; ma non dubito che, dietro gli ordini dell'E. V., il governatore di Livorno avrà trovato altro sicuro mezzo per far giungere detti dispacci al loro destino, affidandoli ad uno dei nostri ufficiali. Mi lusingo pertanto che l'oggetto sarà stato compito, malgrado le circostanze che hanno reso impraticabile di servirsi dei nostri legni.

I ragguagli che l'E. V. mi favorisce sul perfetto ordine con cui è stato regolato il servizio nel passaggio delle numerose colonne austriache e dei diversi servizi dell'armata, sono stati qui fatti conoscere dal generale in capo Frimont nel modo il più onorevole per il Governo toscano e per lo spirito di codesta popolazione; e nell'ultimo suo rapporto in data di Camuccia non cessa d'encomiare lo zelo e la previdenza di tutte le Autorità che hanno saputo superare ogni difficoltà, onde l'armata è stata provvista di tutto, e le sono stati somministrati tutti i comodi ed assistenza possibile. Il generale termina il suo rapporto con pregare il maresciallo Bellegarde di metterlo subito sotto gli occhi di S. M. l'imperatore, come è già stato fatto. Questa è la più bella ricompensa delle tante cure che avrà costato al Governo il potere, senza danno nè disturbo della popolazione, supplire ad un così esteso ed imponente servizio.

Pare che siano accaduti degli equivoci, e che non ci sia stata tutta la buona intelligenza colle Autorità pontificie nel passaggio che hanno fatto i diversi corpi d'armata per le provincie di quello Stato; e si è saputo fra le altre cose, che 24 ore dopo l'ingresso della flottiglia austriaca in Ancona vi era arrivato dalla segreteria di Stato di Roma l'ordine d'impedirne l'ingresso in quel porto. Per altro, alcune lettere particolari venute dal corpo d'armata comandato dal generale Walmoden, annunziano che la Romagna era stata trovata quieta, e che in Forlì il buon partito avea dato dimostrazioni amichevoli alle truppe austriache.

La copia che V. E. mi ha trasmesso della nota di lord Burghersh, è perfettamente conforme a quella che il principe Metternich mi comunicò ieri, e che dall'istesso ministro inglese fu fatta passare alla Corte di Modena.

Devo riservatamente far conoscere all'E. V. che due cose hanno fatto meraviglia qui sul contegno di quel ministro. La prima, d'aver voluto comunicare per iscritto ed officialmente la circolare di lord Castlereagh a tutti i Governi presso i quali era accreditato, sebbene gli ordini del ministro inglese comandassero questa partecipazione solamente nel caso che la circolare spedita da Troppau nel 19 novembre fosse ministerialmente pervenuta ai Governi stessi, locchè non si verificava nè in Toscana nè in Modena; ed è appunto per tal motivo, che le legazioni inglesi in Torino ed in Francoforte non hanno partecipato nulla.

La seconda cosa è l'avere nella nota stessa esteso la protesta dell'Inghilterra anche contro le misure che gli Alleati riuniti in Laybach si erano proposti di prendere contro l'ordine attuale di cose stabilito in Napoli, dichiarando questa misura contraria alle leggi fondamentali dell'Inghilterra; dichiarazione che o non si trova affatto nella circolare di lord Castlereagh, o che si trova modificata dalla massima, che in detta nota si riconosce, circa il diritto che ha ogni Stato d'intervenire negli affari d'un altro Stato tutte le volte che la sua propria sicurezza ed i suoi interessi immediati sono messi in pericolo dai movimenti interni accaduti in un altro paese.

Queste lagnanze sono fatte apertamente dai ministri de' Sovrani alleati, e non sarei meravigliato che portassero alla conseguenza d'avanzare un formale reclamo alla Corte d'Inghilterra, tanto più che il momento in cui codesto ministro inglese si è permesso di tenere un tal contegno, l'ostentazione fatta di comunicare a tre Corti così prossime al teatro della guerra, per iscritto, la circolare del ministero di Londra, ed altre particolarità che sono state raccolte e qui riferite, hanno fatto l'impressione la più sfavorevole.

Frattanto essendosi pubblicata in Germania la circolare del ministero inglese, ed avendo fatta una certa sensazione nel pubblico, pare che qui si propongano di pubblicare con alcune osservazioni anche la circolare di Troppau del 19 novembre, trasmessa ai ministri delle tre Corti di Russia, Austria e Prussia,' non per fare una parte obiettiva al Governo inglese, ma per chiarire il vero senso ed intelligenza di quest'ultima circolare.

I recenti dispacci però d'Inghilterra, oltre la preponderanza del partito ministeriale nelle due Camere, recano ancora dei riscontri consolanti sul giudizio portato da quel Governo intorno alle misure adottate rispetto a Napoli; e fanno conoscere che, sebbene esso non concordi sopra certi principii generali BIANCHI, Storia Docum. Vol. II.

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indistintamente applicabili a tutti gli Stati che subiscono una violenta alterazione nell'interno loro reggime politico, tuttavia ammette che gli avvenimenti di Napoli davano all'imperatore d'Austria il diritto, come Potenza italiana ed interessata a mantenere la quiete nella penisola, d'intervenire anche con misure coercitive negli affari di quel regno, e solo sostengono che l'Inghilterra non poteva esser tenuta a prendervi parte in virtù dei patti della Quintuplice Alleanza.

Questa sera avrà luogo l'ultima conferenza, con cui si chiuderà il Congresso almeno per gli affari per i quali erano stati qui riuniti i ministri italiani; e posso confermare all'E. V. che sarà fatta la proposizione che le accennai nella mia di ieri per la riunione d'un nuovo Congresso in Firenze nel settembre del 1822.

Prevengo pure l'E. V. che il corriere napoletano latore della presente porta l'itinerario di S. M. il re di Napoli e suo seguito; ed avendomi l'intendente della Casa del re domandato che lo facessi conoscere anche direttamente al Sopraintendente generale delle poste del granducato, lo accompagno con mia lettera al cavalier Lustrini, incaricandolo di prendere gli ordini del reale Governo per le disposizioni da darsi.

Sarà pure opportuno che con sollecitudine siano dati alle dogane di frontiera e alle porte della città gli ordini per il libero passaggio dei diplomatici esteri, che oltre il seguito del re accompagnano la M. S. E questi sono: il generale barone Vincent per l'Austria; il generale Pozzo di Borgo per la Russia; il conte Blacas per la Francia; il generale Fruxes, ministro a Torino, per la Prussia; il conte San Martino d'Agliè per la Corte di Sardegna, colla qualità di plenipotenziario presso il re di Napoli; il principe Ruffo ambasciatore di S. M. siciliana presso la Corte d'Austria;

È fissato che la duchessa di Floridia partirà domani, il re col suo seguito sabbato, i detti ministri nei giorni intermedii.

Per evitare il caso di mancar di cavalli incontrandomi con questi ministri, ho fissato pormi in viaggio mercoledì verso sera tenendo la strada di Trieste, Mantova e Bologna, con fare dei brevi trattenimenti in ciascuna di queste città.

Lascio qui persona incaricata di ritirar le lettere che mi pervenissero per la posta; e la Cancelleria di Stato sarà pregata di rimettere i plichi che per caso venissero dopo la mia partenza al signor conte di Bombelles colla prima occasione.

Prego l'E. V. d'esser presso S. A. I. e R. l'interprete dei sentimenti del dolore che m'avea recato la pericolosa sua ma

lattia, e della consolazione vivissima che ho risentito dalla notizia dell'assicurata sua guarigione.

Ed augurandomi il piacere di riveder presto l'E. V., passo a protestarmi colla più distinta considerazione e rispetto

Di Vostra Eccellenza

Devotiss. obb. servo vero

NERI CORSINI.

IX.

Trois lettres adressées par le roi Charles-Félix, alors duc de Genevois, au roi Charles-Albert, alors prince de Carignan.

Modène, le 21 mars 1821.

Mon neveu; puisque vous voulez un ordre de ma main, je vous donne celui de vous rendre incessamment à Novare avec la princesse et votre fils, où je vous ferai connaître mes intentions par la voie du comte de La Tour. Delà je ferai passer la princesse et son enfant à Gènes, ne jugeant pas de le faire. par la voie d'Alexandrie dans ce moment ici.

Modène, le 27 mars 1821.

Mon neveu; j'approuve que vous soyez venu à Novare avec ce que vous avez pu ramasser de troupes fidèles; et si vous êtes réellement disposé à suivre mes ordres, je vous commande de vous rendre incessamment en Toscane, où vous vous ferez rejoindre par votre famille.

Modène, le 31 mars 1821.

Mon neveu; je vous ai déjà fait dire par le chevalier de Morette que j'étais très-content de votre parfaite obéissance; je ne crois pas devoir vous voir en ce moment, les événements qui se sont passés en Piémont étant trop récents pour pouvoir donner lieu à toutes les interprétations que mon entrevue avec vous ne pourront manquer de faire naître. Vous pouvez être sûr que je n'agis par aucun principe de passion, et que je ne fais que

suivre le plan que mon honneur, la sûreté du pays et la tranquillité de l'Europe exigent. Vous êtes bien le maître de vous arrêter à Bologne quelques jours. Quant à l'uniforme, je ne sais pas pourquoi vous ne pourriez point porter le vôtre, car je n'ai rien défait de ce que le roi a fait avant son abdication, hormis votre régence, n'ayant pas approuvé tout ce qui s'est passé sous la même. Du reste, vous êtes bien le maître de vous mettre celui de Saint-Maurice si vous le jugez à propos. J'approuve encore vos dispositions pour faire passer votre famille en Toscane. J'espère un jour de pouvoir vous faire connaître un cœur et des sentiments que vous n'avez jamais connus en moi, parceque votre jeunesse et les principes tant opposés dans lesquels vous aviez été élevé, ne vous ont jamais permis de me comprendre.

X.

Deux lettres du roi Charles-Félix à son frère Victor-Emmanuel.

Mon très-cher frère,

Modène, 16 avril 1821.

J'ai reçu ce matin votre bien chère lettre du 13 par le courrier Brusa. Bubna a pris la citadelle au nom du roi; mais il en a envoyé les clefs à l'Empereur, en me disant que c'était pour me donner le plaisir de les recevoir de sa main. J'ai reçu cela, quoique je le trouvasse assez mal, comme une politesse; mais comme je l'ai vu depuis imprimé dans la gazette, j'en ai été très-mal satisfait, prévoyant le mauvais effet que cela aurait fait dans le public après que j'avais publié que les Alliés n'entraient avec aucune intention de se rien approprier, et les assurances des deux Empereurs ne m'en laissant aucun doute. D'Aglié, qui est bien honnête, mais comme ministre, voulait à touts les coûts que je fisse grand bruit sur cela: mais comme j'ai pensé que tant je n'aurais reçu aucune satisfaction de ce côté, car Bubna est trop bien cramponné, et que je n'aurais fait que l'aigrir, j'ai pris le parti de lui en témoigner moimême ma surprise et mon mécontentement par Birague qui est bien avec lui, et d'attendre si ces clefs me viennent de la main de l'Empereur, chose que je ferai imprimer tout de suite:

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