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denza che aver dovrete con questi, non deve andar solamente in ragion diretta dell'onestà che in essi si riconosce, ma misurar vuolsi eziandio dagli interessi particolari delle Corti e dei Sovrani che rappresentano. Così da quanto vi fu detto più alto, conoscerete non dovervi fidar molto del ministro austriaco, benchè in apparenza abbiate a dimostrargli ogni specie di fede, e dirgli sovente che noi affezionatissimi siamo al suo Signore. Un poco maggiormente, ma non del tutto però, del ministro dell'Inghilterra, perocchè questa Potenza fece vedere che, per cattivarsi un possente e sicuro alleato nel continente, il suo sistema politico è di favoreggiar altamente l'Austria, accondiscendendo forse con soverchia debolezza a tutti i suoi progetti, ma nella sostanza per renderla, anche colle spoglie altrui (e ciò non le importa) possente al segno di poter controbbilanciare le forze della Russia, nella quale sembra supporre mire tendenti alla monarchia universale. Avrete maggior fede nel ministro di Russia, perocchè, essendo per proprio interesse questa Potenza in contrasto coll'Austria, dalla quale e per la vicinanza e per le cose spiegate qui sopra noi non abbiamo onde sperare ch'esser ci debba favorevole, è disposta ad opporsi colla voce e col fatto alle usurpazioni che per avventura l'Austria meditar potrebbe a nostro danno. Nel ministro di Francia non converrà che abbiate gran confidenza, sendo ch'ei rappresenta una nazione screditata e indebolita sommamente, ed attesochè da coloro i quali vogliono ingrandirsi a spese nostre ci viene imputato una stretta corrispondenza di mire e di affetti con quel regno: la quale asserzione benchè smentita dal nostro procedere severo verso i sudditi di quella Potenza, non vuol essere confermata dalla condotta dei nostri rappresentanti. Però non mancherete giammai d'osservare verso i ministri di Francia tutte quelle dimostrazioni che decentemente si convengono ad un agente d'un nostro consanguineo. La quale avvertenza userete pure verso il ministro della Corte di Spagna questa Potenza benchè col nobile ardire e la gagliarda difesa della propria indipendenza abbia servito di specchio e di sprone a tutte le altre nazioni per iscuotere il giogo di ferro di Napoleone, pure non è molto considerata dalle più forti Potenze. La Corte di Napoli, benchè vada debitrice alle armi austriache della ricuperazione de' suoi Stati, trovasi ciò non per tanto in una situazione simile, per non dir peggiore, alla nostra per ciò che riguarda l'Austria; e se l'imperatore diventa e si serba troppo. forte nella parte occidentale d'Italia, non avrà difficoltà di signoreggiare a suo talento l'orientale. Per mantenersi nel pos

sesso di questa supremazia gli converrà abbassare il partito della Francia, ed egli terrà per ciò sempre gli occhi gelosi sulla casa di Ferdinando di Napoli, e procurerà di serbarla soggetta a' suoi voleri. Epperò da una tale conformità di situazione deve nascere fra le due Corti una similitudine di sistema politico per osservare minutamente gli andamenti dell'Austria, e tentare d'opporvisi con tutta forza. Non parlo del ministro di Prussia, avendo il gabinetto di una tal Corte dimostrato di tenere in non cale le cose d'Italia, quando conveniva sia nel Congresso di Vienna che in quello di Parigi opporsi agli ingrandimenti dell'Austria, ed essa all'incontro debolmente vi acconsentiva. Oltre di ciò certi giornali ci avvertono che una tal legazione sarà affidata dal re di Prussia al suo consigliere Niebukr, quello stesso che con una pubblica scrittura sorse avvocato delle societe secrete contro lo Schacalz, che in un suo opuscolo attacca. tele gagliardamente ne avea smascherate le ree intenzioni in nulla differenti dai principii degli antichi Liberi-muratori che tendono a rovinar gli altari ed i troni. Ed a questo rispetto non sarà fuor di luogo avvertirvi che la confidenza che noi vi abbiam dimostrato d'avere verso certi ministri, vuol essere circoscritta alle sole materie politiche, essendo mente nostra che voi non venghiate a parte nelle contese le quali insorgere potrebbero relativamente alla religione, dimostrandovi anzi alieno da simili dispute. Perocchè potrebbe dar ombra alla Santa Sede vedervi sposare il partito dei Protestanti, massimamente in certi punti di disciplina e di fede, e non sarebbe grata cosa a noi l'interesse che prendereste in simili liti, essendo come ereditario nei principi della reale nostra Casa l'attaccamento figliale verso il sommo Pontefice e la fede di cui egli è capo e difensore.

Quest'ultima qualità dovrebbe farlo favorevole all'idea che noi abbiamo conceputa d'unirci colle altre Potenze d'Italia all'oggetto di rompere una guerra mortale alle Potenze di Barberia, che infestando il Mediterraneo inceppano oltre ogni fede le speculazioni di commercio, e spingono soventi volte tant'oltre il loro ardire, che le popolazioni sparse sulle coste marittime. dormono mal sicure dalle loro minaccie e dalle depredazioni loro. Il re di Napoli, per quanto ce ne venne scritto dal duca d'Ascoli, è dispostissimo ad unirsi con noi per ottenere questa estirpazione barbaresca; e speriamo che le medesime disposizioni si troveranno nel granduca di Toscana. I papi furono mai sempre tenuti come i primi motori delle guerre mosse contro gl'Infedeli, come nemici della religione di Cristo. Essi predicarono ed eccitarono più volte i principi cristiani ad unirsi in fortis

sime leghe per ricuperar Terrasanta ed il Santo Sepolcro. La guerra che proponesi di fare ai Barbareschi, non tende nientemeno che a guarentir le sostanze e le persone dei Fedeli, che tratti in schiavitù, soventi volte o dall'atrocità dei tormenti o dalle attrattative dei premii vengono condotti a rinegar la nativa e verace credenza. Chi più del papa dee aver a cuore che cosifatta impresa abbia un lieto fine? chi più interessato di lui per cooperarvi, se non può colle forze, almeno cogli incitamenti, che non ponno esser senza effetto per chi ha senso d'umanità e qualche reliquia di fede? Noi attendiamo con sollecita cura a porci in grado di poter venir a parte, con qualche forza imponente, di questa lega; e prima di proporne e stabilirne i patti, vogliamo essere forti abbastanza per dimostrare che le nostre minaccie non si restringono a parole. Voi sarete avvertito in tempo quando le nostre misure saranno recate al punto bramato, e vi verrà additato allora il modo con cui dovrete governarvi. Per ora vi basterà indagare con destrezza quali sarebbero a questo proposito le disposizioni del Governo pontificio. Ma con ogni cautela dovrete avvertire che gli agenti dell'Austria e dell'Inghilterra non abbiano sentore d'una tal pratica: quelli, perchè tenterebbero di primeggiare in questa lega di mare, come vogliono fare rispetto alla lega di terra ch'essi propongono; questi, perchè essendo i primi negozianti del mondo, temer potrebbero che aumentandosi il commercio d'Italia e rendendosi più sicuro ne venisse scapito al traffico loro, ne concepirebbero gelosia di leggieri e tenterebbero forse d'impedirla.

Prima che seguissero le turbolenze d'Europa che sconquassarono ogni cosa, la Santa Sede teneva in Roma una scuola famosa detta de propaganda fide, ove si apprendevano tutte le lingue del mondo e massimamente d'Oriente da giovani preti, che si disseminavano quindi nell'Indie orientali e nell'Africa predicando il vangelo e convertendo alla vera fede le popolazioni che giaciono ancora nelle tenebre. Animati da santo zelo, questi apostoli affrontavano ogni pericolo, ed esponevano le vite loro per andare a sparger la luce nell'interno di quelle regioni, ove nè conquistatori nè viaggiatori avidi d'aumentare le cognizioni della geografia, nè mercatanti golosi di guadagno poterono mai avanzarsi. Tal è la forza della verità che penetra sin dove non giunge nè l'ardire delle armi, nè la brama del sapere, nè la sete dell'oro! Ivi colla persuasione soggiogarono e renderono docili alla loro voce immense popolazioni, credute barbare dai superficiali conoscitori delle cose, mentre gli Inglesi ed altre nazioni mercantili coi più costosi e terribili ap

parecchi appena giunsero a contrattare deboli ed insufficienti convenzioni di commercio coi popoli littorali, affatto ignorando la natura e gli istituti di quelli che più addentro nell'interno si vivono. Ora egli non sarebbe per avventura fuor di proposito che, ristabilendosi a poco a poco l'ordine antico, e riassumendo l'Italia quell'industria di commercio che prima delle altre parti d'Europa fatta aveala e ricca e gentile, si proponesse di dar istruzioni a taluni suoi missionarii di disporre quei popoli ove essi sono stabiliti a trafficare insieme coi mercanti nostri sudditi e dal nostro canto si procurerebbe d'ordinar le cose in guisa, che il vantaggio che per siffatta concessione al commercio dei nostri sudditi ne verrebbe, compensato fosse dalla maggior facilità ch'essi procurebbero ai missionarii di comunicare più frequentemente le loro relazioni al Capo visibile della Chiesa.

Non ignoriamo che il Santo Padre, commosso dalle dimostrazioni di figliale riverenza ricevute da noi e dagli attestati d'amore avuti dai nostri sudditi non solo in quest'ultima peregrinazione, ma eziandio quando per volere di Napoleone stava rinchiuso in istretto carcere nella città di Savona, nutre il desiderio di rendersi utile a noi; ed ascoltando una tale proposta, egli ha la via aperta di farci sentire più sensibili i frutti e le benedizioni della pace.

Ma pur troppo egli è giunto ad un'età ed ha sofferto tante persecuzioni ed affanni, che non lascia oramai più speranza di vederlo seder lungamente al governo della nave di Pietro. Non si presenta mai alla mente nostra cosifatto pensiero senza che il cuore ne provi un vivo rammarico. La dignità della Sede, lo splendore della tiara ha però tante attrattive, che forse già da questo punto vi sarà chi vi agogna se non coll'opera, almeno col desiderio. Voi procurerete d'indagare se vi sieno già i semi di qualche raggiro per la futura elevazione, e quale sia il porporato sovra cui si fissino gli sguardi per venir eletto a successore di Pio VII. E siccome le varie Corti cristiane ne hanno interesse di veder innalzato a quell'eminente cattedra piuttosto uno che l'altro, così indagherete quali sieno i pensamenti, quali le mire loro sopra di ciò. Voi ne avvertirete sollecitamente il nostro ministro e primo segretario di Stato per gli affari esteri, e non mancherete d'aggiungervi le proprie vostre osservazioni per farci conoscere qual cardinale sarebbe più appropriato per i nostri interessi a venir eletto Sommo Pontefice.

Lasciamo al prelodato nostro ministro l'incumbenza di darvi man mano ne' suoi dispacci le ulteriori istruzioni sul modo con cui dovrete condurvi durante la vostra missione, dovendo

con lui unicamente corrispondere, qualunque siano per essere gli affari cui dovrete trattare, e da lui solo ricevere gli ordini che saremo nel caso di farvi trasmettere.

E gli ordiniamo di trascrivervi come per appendice alle presenti l'uso che far dovrete delle cifre che vi consegniamo, il modo di tenere i registri e di conservare la corrispondenza che da esso voi riceverete. Noi ci limiteremo a dirvi che desideriamo che al vostro ritorno abbiate a descriverci in un'ampia ed estesa relazione le osservazioni che fatte avrete sulla situazione politica ed economica dello Stato pontificio, sulle sue relazioni coi principi d'Europa, sullo spirito d'obbedienza dei popoli, ed altre cose che vi occorrerà d'osservare, non omettendo mai di farci capitar nelle mani copia di tutte le provvidenze di quel Governo, sia temporali che spirituali, che stimerete poter in qualunque benchè menoma cosa esser utili al nostro servizio.

Sopra del che augurandovi un viaggio felice, noi porgiamo voti allo Altissimo acciò vi conservi.

VITTORIO EMMANUELE

DI VALLESA.

II.

Trois dépêches du comte d'Aglié au marquis de Saint-Marsan ministre des affaires étrangères du roi Victor-Emmanuel I.

Paris, 10 avril 1820.

Des entretiens que j'ai déjà eu avec monsieur le duc de Richelieu et avec les ambassadeurs d'Angleterre, de Russie et de Naples, m'ont instruit de l'état actuel des affaires de Naples.

Le Gouvernement français a fait remettre aux autres Cours alliées un mémoire, dans lequel il insiste sur la nécessité de faire précéder toute démarche ou opération quelconque par une déclaration faite de commun accord avec les autres Puissances, qui exprime de la manière la plus forte et la plus marquée leur désapprobation de la part que les chefs des armées viennent de prendre aux délibérations politiques, et qui signale cet abus comme également destructif de la tranquillité et du BIANCHI, Storia Docum. Vol. II.

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