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e finalmente ragiono del santuario e della basilica che sopra di essa fu eretta.

Piaccia a Dio che questo mio povero libro riesca a risvegliare in chi lo leggerà, l'antico amore al benedetto santuario celimontano, e ad accrescere vie più la devozione dei popoli verso questi gloriosi Martiri, stati sempre potenti presso il trono della sua infinita misericordia. Questo fu il fine inteso da me nel comporre il presente lavoro, che con tutto l'affetto del cuore dedico e consacro ai beati Giovanni e Paolo dai quali s'intitola.

Roma, 26 giugno 1892.

L'AUTORE.

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La Casa dei santi Giovanni e Paolo ed il Celio
nel secolo quarto.

Il Celio, uno dei sette colli su cui venne fondata la città di Roma, è al presente una contrada quasi deserta e di nessun conto. Ma non così ai tempi della romana grandezza; che anzi fu assai popolato ed ebbe tanto nome, che Frontino, scrittore del secondo secolo, non dubitò di chiamarlo, come l'Aventino, monte celeberrimo: Caelius et Aventinus celeberrimi colles (1). Nella divisione, che della città fece Augusto in quattordici regioni, il Celio ne formò la seconda, ed era una delle più belle per la magnificenza e sontuosità delle fabbriche, essendo abitata dalla parte più nobile del patriziato romano.

Ora dovendo io descrivere una grande e ricca casa di questa regione, qual fu nel secolo quarto quella dei santi Giovanni e Paolo, sarà bene di dar prima

(1) De Aquaeductis, II, 87.

uno sguardo a tutto il colle, ed osservare i principali suoi monumenti, affinchè il lettore possa quindi meglio conoscere il pregio di quell'edifizio, considerandolo in mezzo ai tanti altri che una volta abbellivano la contrada, e che ora più non esistono. Nessuna parte di Roma fu per avventura meno studiata dai dotti e meno esplorata del Celio. Eppure le memorie che ad esso si riferiscono, non mancano davvero; anzi moltissime ve ne sono nei classici e nei cataloghi regionali, ed in vari monumenti qua e là dispersi, da poter bastare ad una, direi quasi, compiuta illustrazione. Il lettore potrà farne ragione da quel poco, che di volo prendo a dirne nel presente capo.

Si distende il Celio da occidente ad oriente in lunga striscia sinuosa, fra l'Esquilino, il Palatino, il piccolo Aventino e le mura, con un circuito di mille duecento piedi. Quasi tutte le vie odierne della sua parte inabitata seguono le tracce delle antiche. Esse diramavansi da due tronchi principali: la via ora dei santi Giovanni e Paolo e di santo Stefano, e quella dei Quattro Coronati. Traversando il colle quasi da un capo all'altro, vanno a congiungersi in un medesimo punto innanzi alla piazza del Laterano, già Campo Marziale (1), dove passava l'antico recinto delle mura di Servio, e dove si vuole da molti che fosse la porta Celimontana, ricordata da Cicerone e da Livio (2). La via che correva lungo il lato meridionale della

(1) PAOLO, in Festo, lib. XI. cap. VIII, pag. 180.

VENUTI, Antichità di Roma, p. I,

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(2) CICERONE, in Pisone, XXIII. LIVIO, Histor., XXXIV, 9. LANCIANI, Mura e porte di Servio, negli Annali dell'Istit. arch., 1871, pag. 74. JORDAN, Topograf., I, pag. 22. KIEPERT, Plan von Rome, nelle Karten zur alten Geschichte, ecc.

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casa dei santi Giovanni e Paolo, e che diramavasi dal celeberrimo nodo di strade, oggi Quadrivio della Moletta, presso al Settizonio, (1), viene da san Gregorio appellata Clivo od erta di Scauro Clivus Scauri (2). Niun altro scrittore prima di lui nomina questa strada. Io credo che l'appellazione le venisse da M. Emilio Scauro, celebratissimo nella storia per le sue ricchezze, per l'inaudita sua prodigalità e per il sontuoso palazzo che si fece edificare sul Palatino (3). Egli avrà forse fatto aprire, o lastricare, ovvero comecchessia acconciare la suddetta strada, che poi da lui prese il nome di clivo di Scauro. Sulla sinistra sponda di essa rimane in piedi quasi tutta intera una delle principali facciate della casa dei nostri Martiri col portico. e due piani di finestre.

Nei cataloghi topografici troviamo distinta menzione nel Celio del Caput Africae, dell'Antrum Cyclopis, dell'Arbor sancta e della Tabernola (4), nomi tutti certamente di contrade o vici; ma non sappiamo dire con precisione di quali (5). Nel Caput Africae, prossimo alla casa dei santi Giovanni e Paolo, trovavasi il Paedagogium puerorum Caesaris, celebre in molte

(1) LANCIANI, l'Itinerario di Einsiedeln, nei Monumenti antichi dell'Accad. dei Lincei, vol. I, 1891, pag. 502.

Il Settizonio era un superbo monumento fatto edificare da Settimio Severo nel luogo anzidetto presso al Palatino nella regione X. (Cf. CANINA, Indicazioni topograf., 3a ediz., p. 263).

(2) Epist. XIII Candido ab.

- DE VIT,

(3) ASCONIO, in Orat. Ciceronis pro M. Aem. Scauro. Onomasticon, I, pagg. 519 e seg. MAZOIS, le Palais de Scaurus. (4) ULRICHS, Codex Urbis topograph., pagg. 2 e seg.

(5) Intorno al Caput Africae vedi la bella dissertazione del ch. prof. GATTI, Annali dell'Istitut. di Corrisp. archeol., 1882, pagg. 192 e seg. Del Vicus ab Cyclopis cf. GRUTER, p. DCXXI, n.o 1.

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