Page images
PDF
EPUB

dei costumi aveano fatto di tal uso una specie, dirò così, di bisogno per tutti, e singolarmente per i grandi.

Era cominciata siffatta moda coi quadri di gran pregio, di che si coprivano tutte le pareti delle principali camere degli appartamenti. Tuttavia, propagandosi col tempo l'accennato gusto in ogni classe di gente, e non potendo tutti egualmente spendere in ciò di somme grossissime, i più si attennero al mediocre, e fu questa la cagione che dai capilavori dell'arte classica si venne alle pitture murali, dette perciò da Petronio: Magnae artis compendiaria (1). Applicavasi il colore a fresco, o pure mediante un preparato di cera sopra un mastice di calce e polvere di marmo accuratamente levigato, cominciando dal zoccolo delle pareti, ove questo non fosse di marmo. Varii nella forma, nell'armonia delle tinte e nel lusso, questi dipinti si riducevano a cinque classi, cioè ai disegni architettonici, ai disegni geometrici, al paesaggio, alla figura ed all'ornato. Queste diverse fogge di pittura si adoperavano talvolta sole, e talvolta intrecciate insieme, sempre però con mirabile effetto, come si può vedere a Pompei (2). In questa, più che in altre cose, il progresso o il decadimento dell'arte lasciarono di sè non equivoca impronta, quanto alla finezza del lavoro. Nulladimeno la foggia dei dipinti si mantenne uniforme per tutto quasi il tempo

(1) PETRONIO, Sat., II.

(2) Cf. HELBIG, Wandgemälde der vom verschutteten Städte Campaniens, e Untersuchungen über die campanische Wandmalerei. Leipzig. Niuno ha meglio e più a fondo studiato le pitture di detta città, che il citato ch. autore. Nella prima delle nominate sue opere egli ne dà un accurato catalogo descrivendone sopra a mille novecento sessanta; nella seconda le illustra con maravigliosa erudizione.

dell'impero. Sicchè niuno confonderà mai il pennello di un affresco pompeiano con quello di una pittura del III o del IV secolo. Questa però e quello appariranno sempre imitati, dirò così, da un comune disegno. Quel che dice l'Helbig dei dipinti di Pompei, può, a mio credere, dirsi di tutti gli altri, che cioè siano copie di modelli classici conosciuti, della scuola che fioriva alla corte dei successori di Alessandro, e perciò dell'arte alessandrina od ellenica (1). E queste cose ho voluto dire per aprirmi la via alla descrizione degli affreschi della casa dei Martiri celimontani.

Tutte le pareti e le volte dell'appartamento nobile di detta casa, nelle stanze, le fauci e le ale dell'atrio, furono dipinte. Come la costruzione muraria, così le pitture, sono, altre del III secolo, e forse anche del II, altre del IV, ovvero dell'una e l'altra età insieme, per effetto di restauri. La preparazione dell'intonaco e del mastice, la qualità dei colori a base vegetale, la forma dei disegni sono quali li ho ora accennati parlando in generale. Tra le stanze finora scoperte tredici soltanto conservano in più o meno parte il loro stucco e le loro pitture. Comincio dalle più antiche ed insieme più pregevoli per merito di arte, le quali adornano una delle stanze A, che corrisponde sotto l'altare maggiore della basilica. La parte inferiore delle quattro pareti di questa stanza fu rivestita di lastre di marmo bianco per un'altezza di due metri, come può vedersi dalle traccie che ne sono rimaste. La superiore venne tutta decorata a colori non a fresco ma ad encausto. Ricco e pomposo è il soggetto

(1) HELBIG, loc. cit.

del dipinto, come potea aspettarsi da un artista di quella età, chiamato a lavorare in una stanza di lusso del nobile appartamento. Su fondo bianco, sopra un piano di verdura, a proporzionata distanza l'uno dall'altro, si tengono ritti in piedi parecchi geni di gran

[graphic][merged small]

dezza naturale, rappresentati di prospetto ed in vago atteggiamento (fig. 5 e 6). Non sono del tutto ignudi, come d'ordinario si sogliono rappresentare cotai putti della pagana mitologia (1); ma portano una specie di maglia inconsutile ed aderente alla persona, in guisa che a primo aspetto li diresti svestiti. La maglia è fermata al collo, ai polsi e sui piedi, coperti anch'essi, mediante piccoli nastri. Hanno le braccia allargate e

(1) PLINIO, Hist. nat., II, 8.

[graphic][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small]

dolcemente ripiegate, come danzanti, e con amendue le mani reggono la clamys iuvenilis che loro pende tutta aperta dopo le spalle fino all'altezza dei ginocchi. Un ricco festone di fiori di vario colore gira tutt'intorno dietro le immagini quanto son lunghe le pareti, facendo graziose cascate eguali e simmetriche fra una figura e l'altra, come quelle che i Greci chiamavаno šνvжаρлα e si adoperavano sovente per uso di decorazione (1). Dieci sono i descritti putti, quattro per ciascheduna parete laterale, e due ai lati della porta che mette nella sala contigua. Gli altri due corrispondenti a questi nella parete dirimpetto debbono stare nascosti dietro il muraglione della basilica che passa in quel punto. Ai loro piedi, in mezzo ad arbusti e piante di fiori, fanno bella mostra di sè diversi grossi uccelli variopinti, e sono il pavone, l'anitra, lo struzzo, la beccaccia; mentre altri svolano liberamente per l'aria. Rappresentanze di tal genere, di geni dell'uno e l'altro sesso con uccelli e fiori, se ne ammirano ad ogni tratto nelle antiche pitture. Tuttavia non so se altrove ve ne sia un'altra come questa del Celio, in cui le figure, disegnate al naturale, occupino tanto campo, da formare tutto il soggetto di decorazione di una sala. Almeno a Pompei, dove si trova il più ed il meglio delle opere dell'antica arte pittorica, non ve n'è finora esempio veruno.

La volta della sala è dipinta sul medesimo stile. Una fascia di color fosco, larga dieci centimetri, divide il campo dei suoi ornati da quello delle pareti. Ivi si rappresenta una vendemmia fatta da piccoli

(1) VITRUVIO, IV, 1, 7.

« PreviousContinue »