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di pietra rozzamente scolpito. Imperocchè da questi frammenti, in apparenza spregevoli, ci è dato sovente di ricavare dottrine utilissime e notizie di gran momento per la religione, la storia e le arti.

Tuttavia non sempre queste scoperte sono singolari e nuove; anzi il più delle volte sono conosciute per più e più altre simili, già dianzi trovate. E perciò dissi, che esse non destano gran maraviglia. Roma, Pompei, Ercolano e tante altre vecchie città d'Italia ci hanno mostrato quasi tutti i tipi dell'architettura antica nella costruzione degli edifizi, ed i principali modelli della scultura e pittura dell'arte classica. Le necropoli etrusche, falische e romane han dato fuori una infinità di utensili e masserizia domestica, che ne son pieni i musei. Ed in egual modo i sotterranei cimiteri cristiani di ogni luogo ci hanno fatto conoscere il più ed il meglio delle memorie religiose ed artistiche che in esse racchiudevansi, dei primi secoli della Chiesa. Perciò se altre cose vengano tuttavia a scoprirsi quivi ed altrove, spesso saranno solo come per un dippiù da poter aggiungere al nobile corredo onde già siamo ricchi, ed a compimento di dimostrazione. L'imbattersi in un monumento storico, che possa dirsi per ogni rispetto o sconosciuto o singolare, è oramai cosa tanto rara e maravigliosa, che, dove succeda, muove a rumore tutto il mondo.

Or tale è la sorte che, volendolo Dio, è a me toccata nella scoperta della Casa dei santi Giovanni e Paolo, che oggi vengo a rappresentare al pubblico. I dotti ne hanno avuto contezza già prima che comparisse il presente scritto, e ne han dato favorevolissimo giudizio. E questo altresì fu per me gran ventura.

Eglino ne hanno tenuto discorso nelle accademie in Italia, Francia, Germania, Inghilterra ed America; ne hanno scritto nei bullettini scientifici, nelle rassegne e nei diari di ogni lingua (1), e tutti a gara hanno magnificato altamente "questa bella e nobilissima scoperta da non potersi desiderare di più.

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Tre cose distinte ed egualmente singolari videro costoro nel monumento celimontano: una casa romana

(1) De Rossi, Bullettino di archeologia cristiana, a. 1887, pag. 39; 1888-89, pagg. 68 e seg., 89 e seg., 142; 1890, pagg. 27, 29-47; 1891. pag. 28 e seg.

GATTI, Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma, a. 1887, pagg. 151 e seg., 321 e seg.

FIORELLI, Notizie degli scari comunicate alla R. Accademia dei Lincei, a. 1887, pag. 533; 1839, pag. 79; 1890, pag. 200; 1891, pag. 161, ecc. ARMELLINI, Cronachetta di archeologia, a. 1888, pagg. 17-24, 178-181; 1889, pagg. 49-54, 65-74, 81-86; - Le Chiese di Roma, 2a ediz. pag. X, 511 ecc.

LE BLANT, Académie des inscriptions et belles-lettres, 1887. pagg. 466-471, n.° V; 1888, n.o XX. Journal officiel, 7 déc., pag. 5386; - Revue archéologique, Parigi, 1889, pagg. 16 e seg, ecc.

ALLARD, Bulletin d'archéologie chrétienne, nella Science catholique, Parigi, 1888, pagg. 177-184; - Polyeucte, append. II, Des procès et des supplices des martyrs, Parigi, 1889, ediz. Mame.

BATIFFOL, Bulletin critique, 1887, pag. 476, Parigi.

VETTER, La Maison des Saints Jean et Paul au Coelius, nella Revue catholique d'Alsace, giugno 1890.

HUELSEN, Jahresbericht ueber neue Funde und Forschungen zur Topographie der Stadt Rom, 1887-1889, pag. 261.

DE WAAL, Römische Quartalschrift für christliche Alterthumskunde, Roma, 1888, pagg. 137-147; 1890, pag. 290 ecc.

GRISAR, Zeitschrift für Kathol. Theologie, Innsbruck, XII Jahrg., pag. 382.

BARING-GOULD, Newberry House Magazine, Londra, 1889, pagg. 165176, 287-292; — Chambers's Journal, Londra, 1890, vol. VII, pagg. 491 Daily Graphic, 14 ott. 1890, pagg. 13 e seg. FROTHINGHAN, American journal of archaeology, vol. III. pagg. 481 e seg., vol. IV, pagg. 115, 455 e seg. ecc.

e seg.;

La Civiltà cattolica; il Catholic Telegraph; il Brooklyn Daily Eagle, e la maggior parte dei fogli periodici d'Italia e dell'estero.

dei tempi imperiali, una dimora di cristiani e di santi, un santuario dei più ragguardevoli. Considerato come casa romana, esso non è certamente raro nel rimanente dell'Italia, dove ne abbiamo tanti altri simili ed eziandio migliori. Non così però nella capitale, dove anzi esso è rarissimo ed unico per avventura; imperocchè di case romane non ci rimangono qui se non ruderi informi, se si eccettui soltanto la casa detta di Livia al Palatino. E però con ogni ragione dagli archeologi si fece plauso alla novella scoperta, che ci pone in possesso di un nobile palazzo in Roma, assai ben conservato, e quasi come era nell'età primitiva, col suo portico, le sue sale decorate di pitture a fresco, i corridoi, le cripte, la cantina, i bagni.

Considerato come dimora di cristiani, esso è non pur raro, ma unico, sia in Italia e sia altrove. È fatto dolorosissimo, ma troppo vero, che di antiche case cristiane noi non ne abbiamo nessuna. Le più rinomate per memorie religiose, come son quelle dei martiri, se pur vennero risparmiate da principio nella comune perdita di tutte le altre, furono nondimeno manomesse nell'età di mezzo. Prevalendo allora il pessimo costume di tutto ammodernare, avvenne che di quei sacri monumenti non rimanesse più nulla d'antico. Invece la casa celimontana non fu mai alterata. Tutto è ivi intatto, e colla sua originale impronta ci porta naturalmente a pensare ai due gloriosi Santi che vi ebbero dimora e vi morirono martiri della fede. Il quale pregio storico e monumentale cresce di cento tanti per le antiche pitture di argomento cristiano, onde la stessa casa si è trovata adorna. Fatto unico fino al presente giorno; imperocchè in niun luogo

del mondo si son mai vedute figure sacre, poste a decorare le pareti di un appartamento domestico.

Considerata finalmente come santuario, la casa del Celio merita di esser collocata al primo posto fra le insigni scoperte della cristiana archeologia„ (1). E primo fra tutti i santuari di Roma fu esso di fatto fin dopo il secolo settimo, come ne fan fede antichi codici. Per una singolarissima circostanza, che legasi alla storia dei nostri martiri, la casa celimontana fu insieme il luogo della loro gloriosa passione, e per parecchi secoli quello del loro venerato sepolcro. Mentre tutti gli altri martiri aveano le loro reliquie nei sotterranei cimiteri fuori delle mura della città, i soli Giovanni e Paolo ebbero il privilegio della tomba nel cuore e nelle viscere di Roma, come dice S. Leone, o chiunque altro sia l'autore della liturgia che va sotto il suo nome: In ipsis visceribus civitatis Joannis et Pauli victricia membra recondita sunt (2). Perciò nell'ordine delle visite degli antichi pellegrini ai sepolcri dei martiri, la prima stazione era indicata in questo luogo: Primum in urbe Roma, sanctorum Joannis et Pauli: come si ha dal codice Salisburgense (3).

E pure vi ha di più. La confessione dei nostri Santi, eretta dentro le mura della loro casa, è tutta adorna di pitture storiche non meno antiche della fine del secolo quarto. Queste pitture, accuratamente studiate dagli eruditi, si son trovate essere una delle

(1) M. ARMELLINI in un suo bel discorso sopra l'argomento, letto all'Accademia degli Arcadi in Roma, e pubblicato poi nella Cronachetta, 1889, pagg. 50 e segg.

(2) MIGNE, Patrologia lat., t. LV, pag. 117.
(3) DE ROSSI, Roma sott., I, pagg. 138, 175.

più belle dimostrazioni in favore delle tradizioni della chiesa romana, e della cristiana agiografia. "Gli studi moderni, così il ch. Vetter in un dotto articolo sopra gli scavi del Celio, ci permettono di stabilire i fatti e di discernere il vero dal falso; e la migliore prova di ciò l'abbiamo avuta testè nella recente scoperta della casa dei santi Giovanni e Paolo, (1).

Certo miglior sicurtà non mi si potea fare per incoraggiarmi a venire innanzi al pubblico con uno scritto, ordinato a dar minuto e pieno ragguaglio di quello che finora si è scoperto dell'insigne monumento. Veramente io voleva aspettare che prima mi fosse concesso di terminare l'escavazione, affine di poter offrire un lavoro compiuto intorno alla materia. Nondimeno ho giudicato meglio di arrendermi al parere di coloro, che, avendo veduto annunciati questi miei studi in varie opere archeologiche (2), mi hanno cortesemente invitato a pubblicarli senz'altro indugio.

Non mi dilungherò con molte parole a dar ragione del modo che ho seguito nello scrivere. Bramando di essere inteso da coloro altresì che non fossero pratici negli studi di archeologia, ho procurato di evitare la brevità e l'aridità del linguaggio scientifico. Per ciò che spetta poi alla distribuzione della materia, mi sono attenuto al seguente metodo. Pongo anzitutto la descrizione della casa, considerata come monumento dell'arte classica e cristiana; quindi passo a discutere le memorie dei santi Martiri che l'abitarono, e quelle particolarmente che colla medesima casa si collegano;

(1) VETTER, loc. cit.

(2) DE ROSSI, Bullettino in più luoghi. ARMELLINI, ALLARD, VETTER, ecc., nei luoghi dianzi citati.

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