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ebbi bella e libera una grande stanza dipinta sopra tre delle sue pareti, quale l'ho descritta al capo V, pagina 91, segnata in pianta colla lettera D. Per un'altra apertura del pavimento superiore m'introdussi in una seconda sala contigua, fattami conoscere da una porta che trovai in uno dei muri dell'anzidetta. E così man mano, da una stanza passando in altra, in breve potei sgombrare e porre in luce tutte quelle che nella prima parte della presente monogra

fia ho illustrate.

Malagevole oltremodo e dispendioso fu il lavoro, in particolar modo per cagione della chiesa soprastante, il cui pavimento e parte delle sue moderne costruzioni posavano sulle volte del sotterraneo, dove sfondate e dove fesse. Di che prima di levar via la terra e le macerie, onde le principali sale erano tutte ripiene fino alla sommità, faceva mestieri di ben fermare le suddette volte con travi ed archi di ferro ovvero con opera muraria. Se l'escavazione si fosse potuto, come a S. Clemente, attuare di sopra, cioè dalla chiesa, agevolissima ne sarebbe stata l'esecuzione; ma per diverse gravi ragioni non mi fu concesso. D'altra parte io ebbi fin da principio fermo nell'animo il proposito di fortificare il vecchio edifizio senz'aggiungervi veruna opera di nuova costruzione, affine di non deturpare quelle venerande pareti con moderne fabbriche. In vista dei serii pericoli che innanzi ad operazione sì ardua si presentavano ad ogni tratto, niun ingegnere mi volle assistere. Laonde mi convenne di far solo; e il cielo mi aiutò tanto bene che in tutto il lavoro non si ebbe ad incontrare alcun danno nè grave nè lieve. Non pure gli altari della basilica, gli archi, il

rivestimento dei pilastri, le tombe ed i mausolei non si mossero, ma nè anche una pietruzza del mosaico del pavimento si distaccò, e dopo compiuti i lavori ogni cosa si trovò più ferma e meglio assicurata di prima.

Traforando in diversi punti i due muraglioni, che nel quinto secolo furono innalzati lungo i due lati della casa, affine di piantarvi sopra le colonne della basilica, dalla nave maggiore passai nelle due minori. Sotto la prima di queste trovai il portico a cui corrispondono i sei archi poc' anzi mentovati sul clivo di Scauro, e l'oratorio, illustrato al capo XX. Sotto la seconda trovai l'adito ai bagni domestici in un piano inferiore, ed una nuova ala del cryptoporticus con tracce dell'impluvium a forma triangolare, ossia cortile, e la scala principale che da questo portava nel superiore appartamento. Sotto la nave maggiore poi scopersi il centro delle aedes, e ciò che di sopra ho appellato "parte storica, della dimora dei santi Giovanni e Paolo.

Benchè nel lavoro di sterro si operasse così all'oscuro, fra le macerie e le costruzioni della chiesa soprastante, e quantunque una sola direzione vi fosse da seguire per compirlo, pure non fu mai vero che si ponesse la mano in fallo; e l'unica direzione fu seguita quasi istintivamente. Di fatto non accadde mai che dirigendo la linea dell'escavazione sopra un determinato punto, si trovasse ostacolo a proseguirla; mentre cento difficoltà ed anche vera impossibilità si sarebbero incontrate, scegliendo altra direzione. Gl'ingegneri che da ultimo chiamai, perchè approvassero l'operato, furono di ciò stupefatti, ed io benedissi Iddio,

da cui conosceva di essere stato con specialissima provvidenza aiutato nell'ardua impresa.

Nè meno ardua, anzi impossibile, doveva essa parere, ove non si potesse disporre di grosse somme di denaro. Ed io la principiai con venti lire datemi in dono da un amico, e pur volli andare innanzi, crescendo ogni di più il numero degli operai. In meno di tre anni furono spese più di diciotto mila lire, e più ancora se ne sarebbero avute, quando si fosse continuata l'escavazione e condotta a termine. Io però mi volli fermare per aver campo ed agio di studiare la parte già scoperta, e preparare l'illustrazione che ora, dopo varie vicende e continue interruzioni, viene finalmente in luce. Può dirsi che tutta Europa concorse con generose offerte alla sant' opera: in Roma il sommo Pontefice, il sacro collegio dei Cardinali, i Vescovi, la Commissione di sacra archeologia, il regio Ministero; nel rimanente d'Italia ed all'estero le università, le accademie, le direzioni dei bullettini scientifici e le persone private, presso le quali fece lodevole propaganda il romano Collegium cultorum martyrum. Più di tutti si segnalarono nel generoso concorso i Francesi ed i Belgi, e fuori di Europa gli Americani, i quali fornirono essi soli più di un terzo di tutte le spese.

Quando a Dio piacerà, si porrà mano a scoprire quel che ancora rimane della nobile casa al pianterreno. Negli archivi domestici ho lasciato una memoria colle opportune indicazioni, ordinate a far conoscere quali siano e da che lato le stanze sepolte ancora sotterra, e quali i punti da non esplorare, sia perchè malagevoli, sia perchè svantaggiosi. Ed or valgano le

presenti notizie ad incoraggiare molti ad imprendere altri simili lavori singolarmente in Roma, sotto al cui suolo innumerevoli sono i monumenti sacri e profani che tuttavia giacciono sepolti nell'oblio. Si cerchino accuratamente, e si troveranno ad ogni tratto, e colla loro scoperta assai vi guadagneranno la religione, la storia e l'arte.

Intanto mi gode l'animo di poter qui dare pubblico attestato di viva e sincera gratitudine a tutti i dotti della scuola archeologica romana, i quali in tutto questo mio lavoro mi aiutarono di consiglio e di opera. In modo specialissimo poi siano rese infinite grazie a Te, immortale De Rossi, il cui nome sarà sempre caro a quanti ti hanno avuto maestro in questi nobili studi, ed a me più di tutti. Io non dimenticherò mai l'amore delicato e forte che sempre mostrasti per l'opera dei Martiri celimontani e pel suo umile autore. Ne sia tutto tuo il merito, e tua la lode di quanto in essa si trovi di buono. E pure tu moristi, o grande! Dopo di averci tanto amato e di esserti fatto amare cotanto, a noi t'involasti! Ed ora come comparirà questo mio povero libro senza di te? Tu me lo facesti principiare, e sotto la tua direzione volesti che fosse compilato; ed io dovrò conchiuderlo coll'annunzio della tua morte? (1) Sebbene tu non moristi per ispegnerti, ma sì per vivere in una vita migliore. E tu eternamente vivrai in quella celeste beatitudine che ti meritasti colle tue rare virtù e

(1) L'autore stava scrivendo la conclusione del presente libro la sera del di 20 settembre 1894, allorchè un telegramma gli annunziava da Castel Gandolfo la morte del comm. G. B. De Rossi.

colle grandi tue fatiche. Vivrai nella memoria dei dotti, delle persone oneste, di ogni gente. Vivrai nella scuola che fondasti, nelle opere che dettasti, nella Roma sotterranea che scopristi. Vivrai nella Chiesa cattolica che sì bene illustrasti. Vivrai in Dio!

CAPO VENTESIMOSESTO.

Elenco cronologico

dei preti cardinali del titolo di Pammachio.

A compimento di materia pongo qui da ultimo un accurato catalogo dei titolari della basilica dei SS. Giovanni e Paolo dal tempo della sua prima erezione sino ai di nostri. Mi sono giovato nel compilarlo dei lavori del Giaconio, del Rondinini e del P. Serafino passionista, nelle loro opere più volte citate, e più ancora di un manoscritto inedito che si conserva nei nostri archivi domestici; e vi ho aggiunto del mio quanto mi fu dato di trovar di nuovo e di meglio dopo lunghi studi e pazienti ricerche. Nondimeno la compilazione quale mi è uscita dalle mani, tuttochè corretta, come a me è sembrata, pure è tutt'altro che perfetta. Vi sono molte lacune che non mi è riuscito di riempire per quante indagini abbia fatto nelle varie edizioni degli atti dei concilii romani, a cui i preti titolari erano soliti d'intervenire e di apporre la loro sottoscrizione. Forse il tempo farà conoscere altri nomi; per ora ci terremo paghi dei seguenti:

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