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scia di color nero; e sopra il camice una lunga dalmatica tempestata essa pure di gemme, e colla sinistra mano regge una corona a foggia di berretto. Il sangue che scorre da una ferita del collo le ha tinto le dita della mano destra distesa sul petto. Il nome S. PAVLVS scritto d'accanto ci fa ravvisare in essa l'immagine di uno dei santi Martiri eponimi; l'altra di S. JOANNES stava dall'opposta parte; ma appena se ne scorgono le ultime tracce. Questa foggia di vestire è quella degli uffiziali di corte secondo la moda bizantina; donde ci ha fatto ammirare un bellissimo modello il comm. De Rossi in un affresco del VI o VII secolo, preso dal cimitero di Generosa, nella figura di S. Rufiniano, uffiziale anch'esso di corte (1). La somiglianza del mio dipinto celimontano con questo, e più ancora quella del Salvatore coi tipi conosciuti del secolo VI, specialmente coi mosaici delle basiliche della suddetta età, mi fecero credere del sesto secolo senza più l'affresco da me scoperto: tanto lo trovai ben fatto. Nondimeno avendo bene osservato la forma delle lettere delle sue quattro iscrizioni, sono stato obbligato ad attribuirlo al mille o al mille e cento, nè credo che altri possa porlo in dubbio. Al mio chiaro maestro De Rossi non spiacque la congettura, che il pittore del quadro copiasse a dirittura il gruppo a mosaico che stava nella conca dell'abside della basilica. La qual cosa, ove fosse vera, spiegherebbe mirabilmente il duplice stile, bizantino antico e medio-evale che si ravvisa in tutto il dipinto. Il colore dominante delle vesti è giallognolo, il quale

(1) De Rossi, Roma sott. III, pag. 647, tav. LI.

sul fosco del fondo e sotto al bianco delle gemme dà a tutto il quadro un risalto stupendo.

Comunissimo, come scrive il De Rossi, è nei monumenti bizantini il vedere Cristo corteggiato dagli arcangeli Michele e Gabriele, ed i nomi di questi due arcangeli scritti per disteso od in sigle, associati a quel di Gesù:

IC XC ... MX TB

(Ἰησοῦς Χριστός... Μιχαήλ Γαβριήλ); come in una croce d'oro portata in occidente da Constantinopoli, ed ora al Vaticano (1);

X MI

Χριστός Μιχαήλ Γαβριήλ) come in un epigrafe cofta di Tebe. Dai quali esempi confrontati con testi ed autorità irrefragabili, il chño Maestro fu indotto a ravvisare i suddetti tre nomi in varie iscrizioni di provenienze diverse, in cui le tre lettere si presentano insieme unite XMT (2). Nel narthex, ossia vestibolo della basilica recentemente scoperta di S. Clemente al Celio, abbiamo un bel riscontro del gruppo anzidetto in figura: voglio dire del Salvatore col libro in mano in atto di benedire, avente ai suoi lati i due arcangeli Michele e Gabriele, e più in là altre figure. Il quale gruppo ricomparisce in un altro affresco nell'interno della stessa basilica (3). In amendue

(1) GRETZER, De Cruce, T. III, lib. IV, pag. 538.

(2) DE ROSSI, Bullettino, 1870, pagg. 25 e segg. e pagg. 115 e segg. (3) MULLOOLY, op. cit.

fra i personaggi dipinti accanto ai due arcangeli primeggia il santo eponimo Clemente.

La pittura dell'oratorio dei SS. Giovanni e Paolo è lavorata sopra un sottile strato d'intonaco, e soprapposto da un lato al vecchio intonaco dipinto del IV secolo. Le altre figure ed ornati che decoravano quel fondo di stanza, sono perdute, come pure perduti sono alcuni avanzi da me ivi scoperti delle immagini dei SS. Cosma e Damiano, che non mi riuscì di salvare. Stavano una rimpetto all'altra sulle due spalle di un finestrone che dall'indicata stanza si apriva dentro le aedes per portarvi aria e luce. Ancor esse erano accuratamente disegnate, e quella del lato sinistro era distinta coll'epigrafe

S. DAMIAnus.

Sul muro poi che corrisponde verso la strada esterna si ammirano quattro altri pregevolissimi quadri, che mi accingo a descrivere.

Il primo (fig. 74) rappresenta su largo e spazioso campo il Calvario. Nel mezzo è rizzata la croce a forma di T, poco o niente più alta della divina vittima che vi pende inchiodata. Il Crocifisso è vestito del colobium che lo copre interamente, rimanendo ignude le sole braccia, le quali sono pienamente distese. La sua testa leggermente inclinata verso il destro lato, è circondata dal nimbo crocigero gemmato; ma senza la corona di spine. Ha gli occhi aperti. I piedi poggiano sopra un suppedaneum a cui stanno raccomandati con due chiodi. Sull'asta orizzontale della croce compariscono quattro busti nimbati, due per ciascuna parte,

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