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Il determinismo degli infortuni sul lavoro negli operai
delle miniere sarde.

Dr. GIUSEPPE MEREU.

Il grandissimo interesse sociale di prevenire gli infortuni sul lavoro, ha indotto molti studiosi a tentarne il segreto delle origini.

Incominciate le feconde indagini dal punto di vista delle diverse lavorazioni, del perfezionamento dei meccanismi, della capacità tecnica dell'operaio, ecc., restò pur sempre una enorme quantità di infortuni rappresentanti la proporzione del fatale damnum dell'industria, derivanti da cause ignote le quali costituiscono la base del concetto di rischio.

Ma, anzichè attribuire al destino l'avverarsi inatteso e subitaneo dell'infortunio sul lavoro, è piuttosto bene rivolgere tutti gli sforzi alla scoperta delle cause, ai benefici effetti della prevenzione: ed a questo fine una ricerca d'indole statistica non sarà vana, ma efficace e feconda di mezzi atti a preservare e tutelare l'integrità fisica dell'operaio durante il lavoro.

Non rispondono pienamente allo scopo le statistiche pubblicate dalla Germania, dalla Svizzera, dal Belgio, dalla Francia, dall'Italia, ecc., perchè non rappresentano che la somma totale degli infortuni sul lavoro toccati a tutta una massa operaia senza le necessarie e cosi importanti distinzioni di professione, di sesso, di età, di orario, ecc.

Per primi i prof. Imbert dell'Università di Montpellier e l'Ispettore del Lavoro signor Mestre, in ispeciali pubblicazioni studiarono la distribuzione degli infortuni in rapporto ai giorni della settimana ed alle ore di lavoro (1).

(1) Rerue scientifique. Parigi, 4 giugno 1904; 24 settembre 1901; 24 ottobre 1905. La medicina degli infortuni sul lavoro. Anno I, n. 4-5. Perugia, 1908.

Le loro curve statistiche presentano riguardo ai giorni un aumento benchè con qualche ristorno, dal principio alla fine della settimana: riguardo alle ore, un primo massimo nelle ultime ore dell'orario antimeridiano ed un secondo massimo superiore in quelle dell'orario pomeridiano.

Gli autori ne hanno dedotto che è evidente e netta la in fluenza della fatica professionale nella produzione degli infortuni sul lavoro.

Se nonché i risultati non danno sicuro affidamento di sincerità perchè le professioni considerate sono talvolta completamente disparate ed in differente grado faticose: nè si ha distinzione di sesso, nè di età in relazione ai quali variano gli effetti della fatica. Diverso è il numero di giorni lavorativi fra le varie professioni, essendovi operai occupati in luoghi chiusi ed altri allo aperto che devono spesso interrompere il lavoro per le intemperie: diverso ancora ne è l'orario di lavoro.

Senza soffermarsi ad esaminare singolarmente le altre pubblicazioni apparse sull'argomento (1), le cui conclusioni restano compromesse o dall'errato procedimento statistico, o dal troppo esiguo numero di infortuni considerato, è interessante rilevare la troppo grande contradditorietà esistente tra i risultati ottenuti dall'Imbert e dal Mestre e quelli ottenuti dal prof. Pieraccini e dal dott. Maffei (2).

Infatti, mentre le grafiche dei primi mostrano un aumento dal principio alla fine della settimana, ed il maggiore numero di infortuni nelle ultime ore dell'orario pomeridiano in confronto a quello antimeridiano, le grafiche di questi ultimi invece mostrano un andamento decrescente dal lunedi fino al sabato, ed un numero di infortuni nell'orario antimeridiano maggiore che nel pomeridiano.

Questa contradditorietà, dovuta presumibilmente a ragioni di

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(1) Prof. MAZEL. Archives générales de medécine. 17 gennaio 1905, n. 3. Dott. ZANNELLINI. Rivista di diritto e giurisprudenza, patologia speciale e medicina forense sugli infortuni del lavoro. Nuova serie, vol. II, dis. 13. Pisa, 1905. Prof. BERTARELLI. Critica sociale. 1 maggio 1906.

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(2) Prof. PIERACCINI e dott. MAFFEI. Le stagioni, i giorni, le ore nel determinismo degli infortuni sul lavoro RAMAZZINI. Giornale Italiano di Medicina sociale. Anno I, fasc. 10.

pendenti dalla diversità di ambiente e di rischio professionale considerati, impone la necessità di altre indagini più rigorose che meglio definiscano il fenomeno nei suoi rapporti causali col tempo.

Bisogna però elaborare un materiale più omogeneo sia per il rischio, sia per le condizioni economiche, intellettuali, morali e sociali degli operai.

Tale omogeneità si realizza in sommo grado per gli infortuni degli operai delle miniere della Sardegna, raggruppati in numero di oltre 15,000 quasi tutti in uno stesso circondario, e appartenenti, salvo rarissime eccezioni, alla razza sarda.

Per gentile concessione dell'ing. comm. E. Ferraris, presidente del Consiglio di amministrazione del Sindacato di assicurazione nella coltivazione di miniere con sede in Iglesias, ho potuto fare, sotto la guida del Prof. Biondi, un'indagine su 4283 infortuni avvenuti negli anni 1906 e 1907 e riferentisi a due grandi categorie di operai:

a) addetti ai lavori interni delle miniere;

b) addetti ai lavori esterni.

Di questi infortuni ho esaminato la distribuzione in rapporto ai mesi dell'anno, ai giorni della settimana ed alle ore del quotidiano orario lavorativo, considerandoli globalmente dapprima, indi separatamente secondo che erano toccati ad operai dell'una o dell'altra categoria.

Mesi.

La grafica globale degli infortuni, costrutta su precise proporzioni per 10,000 giornate effettive di lavoro, tocca i massimi nei mesi di gennaio, luglio, settembre, ottobre e dicembre.

Ricercandone le cause, per quel rapporto che esiste tra lo stato fisiologico dell'organismo umano e lo stato atmosferico, ho messo a raffronto, annata per annata, le proporzioni mensili degli infortuni con le medie delle osservazioni meteorologiche locali.

Vi è un parallelismo tendenziale tra infortuni e temperatura dell'aria, poichè al massimo abbassamento od elevamento del grado di questa corrisponde il massimo numero di infortuni. Infatti le massime proporzioni si hanno nel 1906 nei mesi di

gennaio, luglio, agosto, ottobre e dicembre; nel 1907 nel febbraio, luglio, settembre e novembre.

Tuttavia alcuni mesi a temperatura mite presentano un numero molto alto d'infortuni, e ad un certo punto mentre la temperatura continua a restar alta, la proporzione degli infortuni invece si abbassa; la causa sicura sfugge e solo in via di lontana ipotesi può credersi che i primi calori più deprimenti determinino forse l'aumento degli infortuni nei primi mesi dell'estate, mentre in seguito l'operaio, essendosi abituato, ne risente minori effetti.

D'altronde, una relazione rigorosa nei singoli mesi non si deve pretendere, perchè non la sola temperatura dell'aria, ma tutto il complesso delle condizioni meteorologiche, apportando un effetto benefico o nocivo al funzionamento dell'organismo umano, regola il prodursi degli infortuni.

La grande differenza numerica degli infortuni tra i semestri dell'anno denota anzi che, oltre al complesso delle condizioni meteorologiche, interviene qualche altra causa.

Il circondario di Iglesias nel quale sono poste quasi tutte le miniere, come risulta dalle statistiche ufficiali, è infestato grandemente dalla malaria, che intrecciandosi con l'azione atmosferica, talora ad essa sommandosi, talora elidendone i benefici effetti, credo che favorisca il prodursi degli infortuni sul lavoro.

E però l'elevata proporzione nell'aprile potrebbe essere la conseguenza della prima elevazione della forma lieve di malaria e dello scoppio delle recedive: la più elevata proporzione nel secondo semestre dell'anno la conseguenza dell'esplosione della forma grave di malaria.

Tale differenza numerica è sensibile e costante: infatti nel 1906 si sale da una proporzione di 4.32 nel primo semestre, a 4.54 nel secondo; nel 1907 da 4. 62 a 5, 22; ma in entrambi gli anni l'epidemia malarica fu dominata dalle febbri estivo-autunnali (1).

Ad aumentare il numero degli infortuni nel settembre, nell'ottobre e nel novembre del 1907, si è forse aggiunta all'azione atmosferica quella della malaria, che in quell'anno ebbe un de

(1) Prof. O. CASAGRANDI. La malaria nella provincia di Cagliari nel 1906 e 1907. Atti della Società per gli studi della malaria. Vol. VIII e IX.

corso protratto, e talora anzi una recrudescenza tardiva tipicamente autunnale (1).

Cosi anche il maggiore numero di infortuni nel 1907 è forse dovuto alla maggiore intensità della malaria, poichè l'annata epidemica del 1907 in confronto alla precedente è memorabile per una esacerbazione della malaria, specialmente nel versante ionico e nelle isole (2).

Proseguendo nell'analisi del fenomeno ho eliminato, le differenze dipendenti dal genere di lavoro con la costruzione di particolari grafiche esprimenti gli infortuni secondo che sono avvenuti nei lavori interni od esterni delle miniere; ma la loro quasi perfetta analogia conferma la riferita distribuzione mensile.

Notasi solo il minor numero di infortuni all'interno che trova la spiegazione nella maggiore sorveglianza esercitata nei lavori interni e nella massima prudenza del minatore sardo: forse anche nella più diretta esposizione degli operai occupati all'esterno, alla influenza atmosferica, ed infine nella maggiore intensità del rischio professionale negli operai all'esterno, per i quali sono più gravi gli effetti della fatica a causa del macchinario.

Giorni.

Riguardo alla distribuzione quotidiana degli infortuni, il lunedi, malgrado l'apparente minor media, è in realtà il più quotato perchè una parte degli operai non partecipa in questo giorno al lavoro.

La curva presenta un carattere costantemente decrescente fino al venerdi; si eleva nel sabato superando però solamente il giovedi ed il venerdi.

Il maximum nel lunedi si interpreta con gli stravizi della domenica, ma questi non ne sono l'unica causa, poichè anche il martedi ed il mercoledi, nei quali questo fattore manca, hanno una media superiore a quella di tutti gli altri giorni della settimana.

Non è rigorosa la relazione tra infortuni e fatica, la cui influenza però si rivela chiaramente con l'ascesa della curva nel

(1-2) Prof. A. CELLI. Decima relazione annuale della Società per gli studi della malaria. Il Policlinico. Sezione pratica. Fasc. 37, 1908.

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